ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 29 Maggio 2019 03:49

Quanta confusione tra voto europeo e politica in salsa italiana!

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Onda lunga, breve, nera e rossa, prese a prestito dai moti del mare le figure mentali di questa politica pre e post voto non fa i conti con la realtà.

Chi aveva detto: " Andiamo in Europa per cambiare" " Ora è finita per i burocrati della BCE", al di là del voto plebiscitario nazionale, essendo minoranza nel parlamento europeo, come fa a chiedere, in diretta facebook negli anni del rigore, di rompere i vincoli dell'europeismo spinto, del 'Montismo' e del 'Renzismo'.

Al di là delle buone intenzioni, resta solo una proposta perché, secondo alcuni analisti, le forze dell’europeismo, più o meno spinto, sono ancora la maggioranza a Strasburgo e quindi non cambierà nulla. I numeri contano in politica e non le chiacchiere e le dirette social. Cosi, diventa solo un gioco verbale chiedere, in conferenza stampa, “che succede al Governo ora che sono cambiati i rapporti” ma dove sono cambiati?

Questo modo di fare induce davvero confusione nei cittadini. Già alcuni, tra quelli che andavano a votare, non sapevano che si votava per le Europee, ora le stesse immaginano che sia arrivato il momento per la Lega di chieder conto in un parlamento dove è sempre al 17%. Passata la sventola europea cosa resta?

Nel 1984, sull’onda emozionale della morte di Berlinguer, il PCI arrivò prima, nelle europee di quell’anno, con il 33,33%, ma questo non si tradusse in un diverso ruolo nella politica del paese. Tre anni dopo, nelle politiche del 1987 il PCI ebbe il 26, 57 dei voti. Il voto europeo serve solo come indicatore più umorale che sostanziale, serve per animare i dibattiti.

Emma Bonino, nel giugno 1999 partecipa alle elezioni europee con una lista del partito radicale che portava il suo nome, ottenendo uno storico 8,5% dei voti e diventando la quarta forza politica nazionale. Ma nella politica nazionale, quella dei numeri reali, due anni dopo, nelle elezioni politiche del 2001 ottiene il 2,24%.

Succederà anche in Italia, magari reggendo il moccolo a questo Governo e venendo meno la pressione di temi migranti e sicurezza, che si svuoti il consenso “europeo” a Salvini nelle politiche prossime venture? Dice Travaglio, “La lega ha raggiunto l’apice, ora lo deve solo confermare perché se scende si dirà che ha perso”.

Il tema vero del dopo elezioni è quello che passa nella pancia dei cinque stelle, il malumore di aver perso elettori che in maggior parte non sono andati a votare e qui  ce da chiedersi per disinteresse per l’Europa (in tal caso sono in libera uscita, ma rientrano) o per delusione (e possono essere recuperati) Altri sono migrati a sinistra e a destra. Il confronto politico sarà, quello di Salvini che detta le condizioni per stravincere o quella dei pantastellati come Di Battista che dicono che va rispettato il contratto e quello che è fuori è indigesto e si respinge, con i numeri reali della maggioranza del 4 marzo 2018 e non quelli immaginari del 26 maggio u.s.

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