Sono i biologi e i volontari che ci accompagnano a 8 miglia dal moletto Sant'Eligio di Taranto per avvistare con noi, pellegrini di mare, i cetacei nel mar Jonio. Molto scettica sul risultato mi prenoto per l'avvistamento. L'imbarcazione è un capiente catamarano, protetto da un grande telo per proteggerci dalle temperature proibitive di queste prime giornate di Luglio 2019.
Si parte non prima di aver lasciato gli infradito a terra. La barca non ha bisogno di scarpe, ma di indumenti leggeri e piedi nudi. Il capitano al timone dà il via. E cominciamo a tagliare il mare mai avaro di brezza e amico nel farci sopportare i quasi 40 gradi. Percorriamo la prima mezz'ora tra entusiasmo e refrigerio, ogni tanto sbirciamo le onde: qualche passeggero comincia a veder pesci e gabbiani.
Tutto normale per noi tarantini, ma per i delfini bisogna aspettare. Si superano i 500 metri di profondità, poi 800 ed è qui che qualcosa comincia a muoversi a fior d'acqua. No, è impossibile. È una suggestione. I delfini li posso vedere solo in tv. E invece. Affiora la pinna in acqua, poi il dorso molto esteso e pieno di cicatrici, forse per combattimenti per contendersi la femmina. E poi un leggero salto per inabissarsi e non risalire nello stesso punto ma molto più in là. Non credo ai miei occhi. I bambini in barca non parlano più, sono rimasti ammutoliti; non abbiamo mai visto niente di simile, noi che se siamo stati fortunati abbiamo visto un polpo gigante pescato dallo zio. E invece ci dice la biologa stiamo vedendo il Grampo, un esemplare di delfino lungo 4-5 metri e che pesa dai 400 a 500 chilogrammi. Un cetaceo che predilige acque profonde e tropicali, non ama temperature al di sotto dei 10 gradi.
A Taranto quindi, è in buone mani. Ma non finisce qui, l'imbarcazione continua a muoversi a bassissimaa velocità; spio il gps del capitano che oltre ai tratti di mare, pericoli, profondità, presenta le icone di delfini, i loro spostamenti. E infatti altri esemplari di Grampo affiorano dall'acqua ma non accettano di seguire la nostra traiettoria. Si inabissano perchè sono a caccia e non vogliono essere disturbati. Li lasciamo fare. Riprendiamo a riscaldare i motori, il capitano aumenta la velocità: direzione dritta per l'avvistamento di delfini “stenelle” più piccoli di quelli avvistati dato che presentano una lunghezza di circa 2 metri e un peso di 80-90 kg; certamente una bella differenza rispetto al Grampo. A mille metri di profondità ecco lo spettacolo. Ne avvistiamo due poi una mamma e figlioletto che guizzano e si rituffano in perfetta sintonia. Avete presente la ginnastica sincronizzata in acqua. Ecco, proprio così. Seguono il nostro catamarano, è più facile nuotare in questo modo dato che l'acqua è tagliata dalla nostra prua.
E saltano e saltano. E richiamano altri delfini, altre decine e decine di delfini che ci giocano a fianco della barca. Hanno deciso loro di giocare, ci dice la biologa. Sono troppo veloci per poterli raggiungere e se non avessero voluto empatizzare con noi si sarebbe capito. Sarebbero passati avanti a prua senza mai raggiungerli. Brindiamo all'avvistamento con due belle bottiglie ghiacciate di vino bianco, bruschette e alici, formaggi. Siamo stati trattati come dei re e regine dai nostri amici di mare. E non finiremo mai di ringraziare l'associazione: Jonian Dolphin Conservation. Alla prossima.