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Giovedì, 22 Agosto 2019 21:28

Salvini tende la mano al M5S: "Pronto a ripartire" Di Maio detta 10 punti per fare un nuovo governo con Lega o Pd

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La trattativa tra M5s e Pd per tentare di formare un nuovo governo è nel vivo. L'assemblea dei gruppi M5S ha dato mandato per acclamazione al capo politico Luigi Di Maio e ai capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva ad incontrare la delegazione del Pd. Poco dopo la replica del PD: "Dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e dai punti programmatici esposti da Di Maio, emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare" ha affermato il segretario Dem Zingaretti.

"Vi chiediamo mandato di incontrare la delegazione del Pd per parlare del primo punto, il taglio dei parlamentari, sul quale chiederemo chiarezza", ha detto il capogruppo M5S Stefano Patuanelli all'assemblea dei gruppi. "Per noi il taglio dei parlamentari si deve fare ora, non fra 10 anni come chiede qualcuno. È una riforma fondamentale per il futuro del Paese con cui gli italiani risparmieranno mezzo miliardo di euro. Oggi abbiamo presentato 10 punti per noi imprescindibili e, non a caso, il taglio dei 345 parlamentari e' stato fissato come primo punto sia in virtu' dell'importanza che gli attribuiamo sia in virtu' del fatto che manca solo un voto e dunque due ore di lavoro della Camera per portarlo a compimento. Il taglio dei parlamentari e' il presupposto per il prosieguo della legislatura e per darle solidita'. A tal proposito, visto che oggi abbiamo letto dichiarazioni piuttosto vaghe al riguardo e visto che la Lega continua ad essere il partito del boh, vi chiediamo mandato per incontrare la delegazione del Pd", ha detto Patuanelli.

"Non lasciamo la nave affondare, perché l'Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte" ha detto Di Maio dopo l'incontro con il presidente della Repubblica. "Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani" ha aggiunto. "I cittadini che ci hanno votato il 4 marzo, l'hanno fatto per cambiare l'Italia non il Movimento e penso anche che il coraggio non è di chi scappa ma chi prova fino in fondo a cambiare le cose, anche sbagliando con sacrificio e provando a fare le cose.  Il voto - ha sottolineato il capo politico dei 5s - non ci intimorisce affatto ma il voto non può essere la fuga dalle promesse fatte dagli italiani. Abbiamo tante cose da fare". "Abbiamo informato il capo dello Stato di quelli che secondo noi sono obiettivi prioritari per gli italiani, dieci impegni che secondo noi devono essere portati a compimenti".

Prima dei pentastellati al Colle era salita la Lega guidata da Matteo Salvini. Queste le principali dichiarazioni del leader del Carroccio dopo il colloquio con Mattarella. "Un "accordo contro", tra Pd e M5S, è la vecchia politica. Io non penso che l'Italia abbia bisogno di un "governo contro". Se poi qualcuno mi dice "ragioniamo perché i "no" diventano "si", miglioriamo la squadra, diamoci un obiettivo, facciamo qualcosa "non contro" ma "per", io l'ho sempre detto, sono una persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro". "Ho scoperto che tanti no, si sarebbero trasformati in si. Ci sono alcuni 5s che appoggerebbero una manovra coraggiosa: ho scoperto che ci sarebbero alcuni disponibili. Aver scoperchiato il vaso è stato utile per capire. Ma malgrado gli insulti, vado avanti". Ero consapevole di un governo fermo, ma se si vuol far ripartire il Paese noi siamo pronti senza pregiudiziali senza guardare indietro"

Constata che "tanti no sono diventati sì", a partire dal tavolo della manovra dove "ho scoperto in questi giorni che qualcuno voleva farla coraggiosa". Matteo Salvini rivendica, dalla Loggia alla Vetrata del Quirinale, di "aver scoperchiato il vaso" e - sostanzialmente guardando oltre al ruolo di mediazione di istituzioni e politica - di aver dunque "portato i problemi che c'erano nelle case degli italiani".

Una scelta lessicale che tradizionalmente 'disintermedia' e che il leader della Lega unisce a una nuova stroncatura delle ipotesi di cui si parla nei dietro le quinte per uscire dalla crisi di governo. "Ho detto al Presidente della Repubblica che un accordo 'contro', per tirare a campare, Pd-5 stelle è la vecchia politica".

Salvini ne ha per tutti. Alzo zero sul Pd, tanto da evocare un ipotetico "Consiglio dei ministri sulle politiche per la famiglia a Bibbiano", ma 'salva' Luigi Di Maio - Giuseppe Conte non lo nomina proprio anche se si capisce benissimo che vi accenni quando parla degli "insulti raccolti nelle ultime ore" - e alla fine chiude con la mossa per sparigliare: "Ero consapevole di un governo fermo, ma se si vuol far ripartire il Paese noi siamo pronti, senza pregiudiziali, senza guardare indietro".

"Senza rancore", assicura. 

Chiaro che di cancellare i decreti Sicurezza, quota cento e gli altri provvedimenti bandiera proprio non se ne parla. Vero è anche che Salvini quando tocca il tasto elezioni usa il verbo al condizionale: "Oggi la via maestra non possono essere giochini di palazzo o governi contro ma dovrebbero essere le elezioni", annota. Così come segnala che "la via maestra è il popolo, nessuno dovrebbe avere paura del giudizio del popolo".

Che sia per mettere in mora le forze politiche di diverso avviso o evidenziare che un'alternativa ancora in campo c'è, Salvini comunque allontana da se' l'immagine del Signor No che mette ko il governo del Cambiamento: "L'Italia non può permettersi di perdere tempo, con un governo che litiga". 

"Sono contento - è l'ennesima stoccata - di rappresentare una forza politica compatta, che ha preso e prenderà decisioni nell'interesse del Paese e non per interesse personale".

Salvini si affaccia al microfono nella Loggia alla Vetrata proprio mentre nello Studio alla Vetrata sta per fare ingresso la delegazione M5s guidata da Luigi Di Maio. "Sono sicuro che Mattarella ha e avrà tutti gli elementi per valutare"

Intanto sale la tensione sia all'interno di Pd e M5s. In queste ore frenetiche, anche le voci di tre nuovi paletti - via i decreti sicurezza, preaccordo su manovra e stop a taglio parlamentari - che avrebbe messo il Pd nel paniere stanno facendo fibrillare sia lo stesso Pd che il Movimento. Tensioni che certamente sono arrivate anche al Quirinale dove il presidente è fermo sulla richiesta di avere presto piena chiarezza. Ove non ci fosse già oggi nessuno può escludere che il Quirinale possa velocemente aprire le procedure per nuove elezioni. Sul nome del premier e sui primi punti su cui cercare una convergenza al momento le parti sono lontane. Con una parte del Movimento 5 Stelle che resta scettico sull'affidabilità soprattutto del segretario Dem Nicola Zingaretti. E, ad agitare il Movimento c'è il "no" al taglio dei parlamentari che avrebbe proposto, salvo poi precisare il suo concetto, il segretario Dem.

È il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio a precisare che sul taglio dei parlamentari non c'è un veto, ma deve essere accompagnato da una riforma elettorale. E poi lo stesso Zingaretti, poco dopo, in una nota precisa che le condizioni poste al M5S sono i 5 punti approvati dalla Direzione ieri. Ma l'affondo Dem sul taglio dei parlamentari - più che sulla cancellazione di parte del decreto sicurezza - ha accresciuto, in questi minuti lo scetticismo pentastellato, a cominciare dai filo-leghisti come Gianluigi Paragone. E, secondo alcune fonti parlamentari, le dichiarazioni Dem sul taglio dei parlamentari sarebbero arrivate dopo che, al Nazareno, era giunta l'ipotesi che, nelle sue dichiarazioni dal Colle, Luigi Di Maio non avrebbe chiarito la sua apertura al Pd. Ma, al momento, la tensione salita in queste ultime ore non cancella la trattativa. Contatti tra M5S e Pd - ma non tra Di Maio e Zingaretti - avrebbero provato a rasserenare il clima in vista della salita al Quirinale del leader del Movimento. Quirinale che, già oggi, chiede a Di Maio chiarezza in vista di un eventuale governo con il Pd.

La delegazione del Pd era composta dal segretario Dem, Nicola Zingaretti, Paolo Gentiloni, presidente del partito, la vice presidente del Pd, Paola De Micheli, e dai due capigruppo, Graziano Delrio e Andrea Marcucci. Al Colle anche la delegazione di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi. Insieme all'ex premier, Antonio Tajani e le due capigruppo, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. A differenza delle delegazioni di Fdi e Pd, quella di Forza Italia ha fatto il suo ingresso nel palazzo del Quirinale non a piedi ma in macchina

FRATELLI D'ITALIA - "Le elezioni sono oggi l'unico esito possibile, rispettoso dell'Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione", ha detto la presidente di Fdi, Giorgia Meloni. "Diciamo no ad un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non tra i cittadini: sarebbe irrispettoso della volontà popolare e della nostra democrazia". "L'unico modo che abbiamo per un governo stabile è andare a votare: tutto il resto durerà solo qualche mese: gente che fino a ieri si insultava oggi non può andare d'accordo". "Là verità è che Mattarella è costretto a scegliere tra due diverse prescrizioni costituzionali: quella che chiede di verificare se esista una nuova maggioranza e quella che dice che la sovranità appartiene al popolo: e questa e prescrizione è tra le più vincolanti della nostra Costituzione", ha detto ancora Meloni al termine della consultazione di Fdi. "Ho sentito Salvini e penso che se si andasse al voto ci sarebbe una compagine formata da Fdi e Lega sicuramente, vedremo cosa fa Fi, e sicuramente sarebbe già maggioritaria".  

PD - "Abbiamo manifestato al presidente della Repubblica la disponibilità a verificare la formazione diversa maggioranza e l'avvio di una fase politica nuova e un governo nel segno della discontinuità politica e programmatica", ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell'incontro con Mattarella. "Non un governo a qualsiasi costo: serve un governo di svolta, alternativo alle destre, con un programma nuovo, solido, una ampia base parlamentare e ridia una speranza agli italiani. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare, lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate alle quali il Pd è pronto". Il Pd ritiene "utile" provare a costituire un "governo di svolta" per il quale "abbiamo indicato i primi non negoziabili principi": primo tra tutti la riconferma della "vocazione europeista" dell'Italia.

FORZA ITALIA - "L'esperienza appena conclusa dimostra che i progetti di governo si fanno con i tempi e con le idee compatibili, non dopo il voto ma prima. Quindi un governo non può nascere in laboratorio, se basato solo su un contratto", ha detto Silvio Berlusconi, leader di Fi, al termine delle consultazioni. "Forza Italia ha condotto un'opposizione seria e coerente in parlamento cercando di correggere molti errori e migliorare provvedimenti del governo con lo stesso senso di responsabilità dimostrato finora, e che è stato molto oneroso in termini politici per il nostro partito. Ma oggi mettiamo in guardia da un governo frutto di una maggioranza tra diversi e improvvisata". "Una maggioranza che non rispecchia la maggioranza degli elettori è una mera coincidenza di forze che si sono contrastate, non può essere la base per un esecutivo stabile e credibile ma solo una presa in giro degli elettori ed un tradimento delle loro volontà", ha detto Berlusconi. "Un governo sbilanciato a sinistra sarebbe pericoloso per le imprese, lo sviluppo, la sicurezza", conclude.  "In nessun caso Fi è disponibile ad alleanze con chi abbiamo contrastato in campagna elettorale e che esprimono una visione del paese diversa e opposta". "Un governo fortemente sbilanciato a sinistra - ha detto Berlusconi - sarebbe pericoloso per le imprese e per le garanzie di libertà dei cittadini" con il rischio che "messo di fronte alle difficoltà ricorra ad una patrimoniale che comprometterebbe definitivamente le prospettive di crescita".

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