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Lunedì, 14 Ottobre 2019 16:07

L'Ue condanna la Turchia per blitz in Siria. Italia ferma l'export di armi ma solo per quanto riguarda il futuro

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Il Consiglio europeo sancisce "l'impegno degli Stati a posizioni nazionali forti rispetto alla politica di export delle armi" alla Turchia. Sul fronte militare, carri armati turchi avanzano verso Kobane, i militari di Erdogan preparano l'attacco dal fronte occidentale. L'esercito del governo siriano, partito in difesa dei curdi è a pochi km dal confine turco.

Gli Stati membri dell'Ue si sono impegnati a "bloccare nel futuro l'export degli armamenti verso la Turchia", riferisce ancora il ministro. "E' stato un Consiglio molto importante - dice - in cui la richiesta dell'Italia era un impegno da parte di tutti gli Stati europei a bloccare nel futuro l'export degli armamenti verso la Turchia, perché non possiamo accettare quello che sta facendo la Turchia. L'Europa oggi parla con una voce e tutti gli Stati condannano quello che sta facendo la Turchia in territorio siriano. E soprattutto tutti gli Stati membri si sono impegnati a bloccare l'export degli armamenti".

"Per me - continua Di Maio - era importante che l'iniziativa fosse europea, perché in questo modo tutti i Paesi si mettono a pari condizioni nei confronti della Turchia, in modo tale che nessun Paese ne risentisse più di un altro. Tutti insieme lavoreremo al blocco dell'export delle armi". "Ho detto anche a Federica Mogherini - prosegue il ministro - che ci sarà bisogno nei prossimi Consigli europei di fare uno screening dell'applicazione di questo impegno in ogni Stato: ognuno di noi si è impegnato; tutti noi dovremo emanare degli atti, ognuno con i suoi tempi, ma sicuramente saranno tempi inferiori ad una procedura di embargo Ue".

"Detto questo - aggiunge Di Maio - io credo nella soluzione diplomatica: questa è un'azione come Paesi europei sul blocco delle esportazioni, ma adesso con il dialogo e la diplomazia dobbiamo lavorare a fermare questa escalation. E inizieremo dalla riunione dell'alleanza anti Daesh". Non ci saranno altre misure nei confronti di Ankara? "In questo momento - risponde - è molto importante il segnale unitario come Ue sul fatto che condanniamo l'azione, chiediamo di fermarla e allo stesso tempo avviamo una procedura concreta sulle armi. Poi ovviamente giovedì ci sarà il Consiglio Europeo e ci saranno tutte le discussioni eventuali", conclude.

"Nelle prossime ora anche l'Italia firmerà, con un decreto ministeriale, l'export degli armamenti verso la Turchia, per quanto riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni". Lo dice, in un doorstep per la stampa italiana a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo parlando di Siria, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, prima di ripartire per Roma.

"Era importante per noi - continua Di Maio - che tutta l'Europa assumesse la stessa posizione: abbiamo lasciato ai singoli Stati l'impegno di farlo, perché questo crea immediatezza. Ognuno di noi, dopo questo impegno, potrà firmare i propri atti, che servono a bloccare l'export e, ovviamente, questo fa sì che non si debba lavorare ad un embargo europeo, che poi porta a mesi e mesi di lavoro, che avrebbero vanificato l'immediatezza dell'intervento". "Non serve che vada in Parlamento - prosegue il ministro - è un atto di secondo livello, un decreto ministeriale. Domani sarò alla Camera per dare tutte le informazioni che servono al Parlamento e spiegherò i dettagli di questo intervento di blocco dell'export di armamenti verso la Turchia". Il decreto non dovrebbe riguardare le commesse già in essere, ma solo quelle future: "E' ovvio che riguarda quello che succede da domani in poi", risponde il ministro.

L'ESITO DEL CONSIGLIO EUROPEO.  "L'Ue condanna l'azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regione". Si legge nel testo di conclusioni del Consiglio esteri dell'Ue sull'offensiva militare di Ankara nel nord est della Siria, in cui si sancisce anche "l'impegno degli Stati a posizioni nazionali forti rispetto alla politica di export delle armi". Inoltre nel documento si richiede un "incontro ministeriale della Coalizione internazionale contro Daesh".

IL FRONTE DELLA BATTAGLIA. Numerosi carri armati, mezzi blindati e unità militari dell'esercito turco e delle milizie arabe filo-Ankara sono entrati nelle ultime ore nel nord della Siria a ovest del fiume Eufrate, in un'area già controllata dalla Turchia, per sferrare un attacco a Kobane dal fronte occidentale. Lo riferiscono fonti militari di Ankara.

Le prime truppe di Damasco sono entrate a Tal Tamr, cittadina siriana a una ventina di km dal confine turco, per "contrastare l'aggressione della Turchia": lo afferma l'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, senza fornire altre precisazioni. Sana dice che però la popolazione locale ha dato il benvenuto ai soldati, schierati dal governo siriano in seguito all'inedito accordo di ieri con le milizie curde per contrastare l'offensiva turca. Le forze governative siriane sono arrivate ad Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco. Lo riferisce la tv di Stato siriana che mostra le immagini "in diretta" delle truppe di Damasco nella località siriana, 50 km a sud della frontiera turca.

CRISI UMANITARIA. In questo momento nel nord est della Siria, l'area interessata dagli scontri con l'esercito turco, ci sono 200mila profughi e 1,5 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria, con un forte rischio di malattie infettive, afferma l'Oms dicendosi 'gravemente preoccupata' per la situazione, anche per gli attacchi che stanno subendo gli ospedali e le altre strutture sanitarie.

C'è anche una attivista per i diritti delle donne, Hevrin Khalaf, 35 anni, tra i 9 civili trucidati ieri a sangue freddo dai miliziani filo-turchi nel nord-est della Siria. Oggi almeno 14 civili sono rimasti uccisi nel nord est, dove da cinque giorni è in corso l'offensiva di forze turche e i miliziani filo-Ankara contro le milizie curde. Fra le vittime cinque persone che si trovavano su un'auto sulla quale hanno sparato le milizie filo-turche Lo afferma l'Osservatorio siriano per i diritti umani.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI. "Non è vero che l'Italia è rimasta indietro" sull'embargo alle armi alla Turchia, "l'Italia è capofila di una decisione forte dell'Ue sul tema, ma deve essere unitaria, altrimenti non è efficace. Se siamo capofila di una simile decisione non vuol dire mica che vogliamo vendere armi a Ankara". Lo afferma il premier Giuseppe Conte interpellato dai cronisti ad Avellino.

 "L'Europa - scrive il presidente americano Donald Trum su Twitter - se li sarebbe dovuti prendere indietro già prima dopo numerose richieste, senza permettere loro di scappare. Devono farlo ora. Quei prigionieri non verranno mai negli Usa, non lo permetteremo".

"Ho parlato ieri con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il giorno prima con il premier britannico Boris Johnson. Nei nostri colloqui ho capito che c'è una seria disinformazione. Starete dalla parte del vostro alleato Nato, o dalla parte dei terroristi? Ovviamente loro non possono rispondermi a questa domanda retorica". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Merkel ha chiesto al Erdogan di fermare l'offensiva. la cancelliera tedesca con Emmanuel Macron ha lanciato un appello congiunto perché la situazione - hanno detto i due leader - "rischia di creare una situazione umanitaria insostenibile e di aiutare l'Isis a riemergere".

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