ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 13 Settembre 2015 00:00

Ultime sul Gesù di Augias

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Vito Mancuso ha raccontato in la Repubblica di lunedì 7 settembre, pag. 39: Ultima inchiesta su Gesù, cioè il libro ‘Augias racconta la fine di Cristo’ tra fiction e saggio (1).

Sono grato a Mancuso, soprattutto di aver evidenziato che l’inchiesta su Gesù, pubblicata nel 2006 la prima volta, è finita in fiction, dopo nove anni, con una lode a Giuda!  Chi, allora, entrò nell’ “inchiesta” si sarà abituato all’ateismo dell’intellettuale al punto di essere incapace di distinguere in lui il traditore che loda Dio di aver fatto morire Gesù. E questa è una indeizzazione, con un demone che entra nell’uomo, come nella Divina Commedia.

Osserviamo assieme il passo specifico di Mancuso:

“Poco coerente con questa interpretazione di fondo [“Un Gesù che, contro l’obbedienza all’istituzione, assegna il primato alla spiritualità”.] è l’interpretazione di un Giuda Iscariota fornita da Augias che, ispirandosi al Vangelo di Giuda, testo gnostico recentemente scoperto, lo presenta come il discepolo prediletto che consegna Gesù perché è il maestro stesso a chiederlo: ma così si pone la coscienza di Giuda libera davanti a Dio?”

Piuttosto, Mancuso, la domanda popolare è: Se la fiction di Augias finisce con la lode del traditore che ha fatto crocefiggere Gesù, l’ateo che ha fatto l’inchiesta non manifesta con chiarezza chi è, alla fine, convertiti i suoi seguaci?

Concordo pienamente con la chiusura del suo articolo:

Ma, come ho detto, raccontare Gesù significa esporre la propria visione del mondo: quindi attraverso il suo nuovo libro si incontra la grande simpatia di Augias per il mondo classico; la sua simpatia per la figura storica dell’ebreo Gesù; la sua tendenziale distanza dall’ebraismo istituzionale, e soprattutto la sua inequivocabile antipatia per il cristianesimo nato dalla predicazione di san Paolo. Non penso sia un caso che Augias lasci l’ultima parola alle sprezzanti osservazioni di Tacito sui cristiani. Quanto alla figura di Gesù, rimangono valide le parole di Schweitzer a conclusione del suo capolavoro: -Egli viene verso di noi come uno sconosciuto senza nome…Si rivelerà a coloro che gli obbediscono, si rivelerà nella pace, nell’azione, nelle lotte e nelle sofferenze che costoro vivranno in comunione con lui. Ed essi sperimenteranno che egli è, come si conosce un segreto ineffabile-.

Il premio Nobel per la pace 1952 Albert Schweitzer (1875 Kaysemberg, Alto Reno -1965 Lambaréné, Gabon)

lasciò importanti contributi nel campo degli studi protocristiani: particolare importanza rivestono le sue analisi delle figure di Gesù e di Paolo, la predicazione dei quali è vista dallo Schweitzer, in polemica con lo psicologismo critico del protestantesimo liberale, in senso esclusivamente escatologico

[1] Enc. Grolier.

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