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Lunedì, 28 Ottobre 2019 03:31

La Turingia scossa dal terremoto dell'ultradestra: Afd è il secondo partito

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Precipita la Cdu di Angela Merkel. Prima forza politica la Linke, che però non ha forze sufficienti per mettere insieme un governo 

E' un nuovo tsunami politico, e viene dal cuore di quella che un tempo fu la Ddr, la Turingia: ancora un trionfo per l'ultradestra dell'Afd che raddoppia i propri risultati conquistando la posizione di seconda forza politica, un nuovo crollo della Cdu di Angela Merkel, che perde almeno 11 punti rispetto a cinque anni fa, e la sinistra cosiddetta radicale, la Linke, che arriva prima con un 30% che supera anche le più rosee aspettative, ma che quasi certamente non basterà all'uscente coalizione rosso-rosso-verde per continuare a governare.

Le ultime proiezioni Ard mostrano l'entità del sisma: la Cdu crolla al 22,1% dei consensi finendo terza, la Linke arriva prima, con un 30,6% che non ha paragoni nel resto della Germania ma che potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro, mentre l'Afd che balza al 23,6% mettendo a segno un aumento di ben 13 punti rispetto a cinque anni fa.

D'altro canto l'Spd, confermando il trend negativo di tutti gli ultimi appuntamenti elettorali, finisce per la prima volta sotto il 10%, ossia a un umiliante 8,3%. Molto deludente anche il risultato dei Verdi, al 5%, ben lontano dai successi festeggiati nei Laender dell'ovest, mentre i liberali, superando di poco sempre il 5%, dovrebbero riuscire a rientrare nel Landtag, il parlamento regionale.

Al di l dei numeri, il punto politico del voto in Turingia è il fatto che l'unico vero trionfatore della giornata sia Bjoern Hoecke, controverso leader dell'Afd in questo pezzo dell'ex Ddr, ma anche uomo-simbolo dell'ala più estrema della formazione di ultradestra.

Fu lui a scatenare un bufera, due anni fa, quando definì il memoriale dell'Olocausto a Berlino "una vergogna" e chiese una "svolta di 180 gradi nella cultura della memoria". Spesso al centro di polemiche, non ultima per aver marciato a fianco dei neonazisti nelle manifestazioni anti-migranti in quel di Chemnitz, viene accusato di far continuamente ricorso, con troppa disinvoltura, ad un linguaggio da Terzo Reich.

"Questo voto è un chiaro segnale dato dai cittadini della Turingia, che hanno votato per una svolta 2.0", ha esclamato Hoecke alla folla dei suoi sostenitori ad Erfurt subito dopo le prime proiezioni. "L'Afd ha migliorato il suo risultato del 100 per cento, alle prossimi elezioni avremo la maggioranza assoluta", promette il leader dell'ala nazionalista del partito.

"Siamo sulla via di diventare una Volkspartei, un partito popolare di massa, in tutta la Germania", giura. E non stupisce il ricorso all''espressione "svolta" (Wende in tedesco), un riferimento ai fatti del 1989: la svolta, appunto, dalla divisione della Germania alla caduta del Muro di Berlino, alla fine della Ddr e alla riunificazione tedesca.

Già in campagna elettorale, il ripetuto utilizzo di slogan e di parole d'ordine presi dalla dissidenza alla Ddr aveva scatenato non poche polemiche. Insomma, così come nei precedenti voti in Sassonia e Brandeburgo - anche qui l'Afd ha ampiamento superato la soglia del 20% dei consensi - l'ultradestra si candida a rappresentare una realtà politica centrale, con cui tutti dovranno fare i conti. Finora la risposta è una sola: nessuno intende governare con l'Afd.

L'uomo dei paradossi in questo voto è invece il governatore uscente Bodo Ramelow, che fu il primo esponente della Linke ad arrivare al governo di un Land: il 30% gli ha fatto subito dire che spetta a lui l'incarico di formare il nuovo esecutivo, ma e' tutt'altro che facile. Anzi: con questi numeri è pressoché impossibile, dato che stando a queste proiezioni la coalizione uscente rosso-rosso-verde (Linke, Spd, Verdi) non ha più i numeri per andare avanti. E neanche l'alternativa di un'alleanza cosiddetta "Zimbabwe" dai colori dei partiti che la formerebbero), ossia con Cdu, Spd, Verdi e Fdp, arriverebbe ad avere una maggioranza nel Landtag.

D'altronde, sia i liberali e i cristiano-democratici hanno già escluso di poter governare con la Linke. Un'impasse dal quale sarà molto difficile uscire. "Nessuno ha delle risposte oggi", ha commentato ad urne ancora calde il candidato di punta della Cdu, Mike Mohring, peraltro uno degli esponenti oggetto di minacce di morte durante le ultime convulse settimane di campagna elettorale.

"Però non sarebbe neanche giusto che l'attuale coalizione rosso-rosso-verde rimanesse in carica per mesi in vista di nuovo governo", aggiunge Mohring, che pure non è stato in grado di dire quale potrà essere il ruolo della Cdu in tutto ciò.

Se in casa Spd il clima è ovviamente di assoluta depressione ("no, non è un bel risultato", ha commentato sconsolato Olaf Scholz, vicecancelliere nel governo Merkel e candidato a conquistare la leadership di quello che fu il partito di Brandt e di Schmidt, mai così debole), i Verdi certo non esultano: "L'unica cosa certa è che a questo punto tutti i partiti democratici devono essere disposti a dialogare insieme", è la proposta del leader nazionale dei Verdi, Robert Habeck.

Ora l'attenzione è rivolta in primis alle mosse che faranno rispettivamente la Linke e la Cdu, ma dall'altra parte gli occhi sono tutti puntati all'Afd: un fenomeno che è ancora tutto da capire, se si pensa che qui in Turingia secondo le prime analisi ha fatto incetta di voti tra chi i 'non-elettori' del passato (il 37% del loro elettorato), mentre un 15% l'ha preso dalla Cdu e il 9% addirittura dalla Linke.

Parlando all'emittente pubblica Zdf, il leader del partito dell'ultradestra, Joerg Meuthen, ha avuto gioco facile nel tuonare che "siamo alla declino dei partiti tradizionali", i quali tutti insiemi "non vanno oltre il 30% dei voti". Ma lo sconcerto e l'allarme è alto, anche in seguito all'attacco di Halle, dove un estremista di destra ha preso d'assalto una sinagoga e ucciso a sangue freddo due persone, fatto per il quale erano stati messi sul banco degli imputati anche i vertici Afd, considerati responsabili del clima d'odio che si eècreato in ampie fasce del Paese.

Certamente è quel che pensa l'ex presidente del Consiglio centrale ebraico, Charlotte Knobloch, una delle personalità più note della comunità ebraica in Germania: "Che un partito come Alternative fuer Deutschland abbia potuto ottenere un risultato di questa portata dimostra che nel nostro sistema politico qualcosa di fondamentale è finito fuori controllo". Roberto Brunelli per AGI

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