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Domenica, 03 Novembre 2019 00:00

Stupro Roma, arrestato il secondo uomo Era il buttafuori del locale, bloccato in aeroporto

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E' stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Roma il secondo presunto responsabile dello stupro di gruppo di una ragazza avvenuto a maggio in un locale di pertinenza della nota discoteca Factory a Roma. Secondo quanto si è appreso, si tratta di un tunisino di 35 anni che lavorava quella sera come addetto alla sicurezza del locale. Ad incastrarlo il Dna trovato sui vestiti e addosso alla vittima.


L'uomo, che dopo i fatti aveva lasciato l'Italia, è rientrato ieri a Roma con un volo dalla Tunisia ma ad attenderlo all'aeroporto di Fiumicino c'erano gli agenti della Squadra Mobile in collaborazione con la polizia di frontiera.

Era vestito come un addetto alla sicurezza del locale e vedendolo arrivare ho pensato che "mi avrebbe salvato, invece ha infierito con crudeltà". E' un racconto preciso e dettagliato quello che è riuscita a fare la giovane vittima della violenza sessuale di gruppo avvenuta nel locale caldaia della discoteca Factory a Roma, la notte tra il 18 e il 19 maggio scorsi. Ricordi terribili che sono stati però fondamentali per consentire agli investigatori della Squadra Mobile di Roma di individuare due dei tre responsabili dello stupro.

Le indagini che lo scorso 18 luglio avevano portato in carcere, dove si trova tuttora, un altro buttafuori, 25 anni romeno, ieri sera hanno fatto scattare l'arresto di H.I., tunisino di 35 anni. Regolare in Italia dal 2011, il tunisino aveva un contratto con una società esterna che gestisce la sicurezza del locale mentre il romeno era un addetto senza contratto dipendente della direzione del locale, aiutava con la manutenzione e faceva qualche serata. A incastrare il 35enne è stata la comparazione del suo Dna con quello trovato sulla vittima e sugli abiti che indossava.

Oltre alla ricostruzione della giovane per le indagini sono state importanti le testimonianze dei ragazzi che quella sera erano nella discoteca e i video girati con gli smartphone. A complicarle invece alcune incongruenze rilevate nelle dichiarazioni degli organizzatori della serata.

"E' stato un lavoro molto complesso - ha detto all'Adnkronos il commissario capo Pamela Franconieri, dirigente della IV Sezione della squadra Mobile di Roma - una delle indagini più complesse nel suo genere perché ricostruire i fatti in un posto dove ci sono tantissime persone, la musica alta e le luci che vanno e vengono è stato difficile. Il riscontro del Dna però è stato il coronamento dell'ipotesi investigativa: i gravi indizi che hanno portato alla custodia cautelare in carcere sono forti, congruenti e coerenti con l'impianto accusatorio".

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