Un guazzabuglio dal quale, comunque, giovedì sera si è provato ad uscire con una posizione condivisa tra quanti hanno partecipato all'incontro-dibattito organizzato dal consigliere regionale Gianni Liviano in collaborazione con l'associazione Le città che vogliamo.
E sì che c'era tanta gente a riempire la sala riunioni di via Fiume 12 così come interessate è stato il parterre di chi è stato chiamato a portare il proprio contributo. C'erano, infatti, i presidenti dell'Ordine dei medici, Cosimo Nume, e degli avvocati, Fedele Moretti; il segretario generale della Uil di Taranto, Giancarlo Turi, in rappresentanza anche di Cgil e Uil; l'operatore culturale Giovanni Guarino; l'esperto di bioetica Antonio Cecere; lo storico Salvatore Romeo; l'ambientalista Leo Corvace; il presidente di Federmanager, Michele Conte.
Un dibattito agile e veloce dal quale, appunto, è emersa una posizione condivisa da tutti: la città deve fare fronte comune, deve saper parlare con una sola voce, deve saper mettere da parte la mancanza di visione, deve essere coinvolta nelle decisione e non essere semplicemente terminale di una narrazione troppo spesso incompleta e piegata alle logiche del mercato. Ma, soprattutto, deve puntare ad ottenere tre cose: la prima, una rigenerazione produttiva dello stabilimento chiedendo al governo di chiamare i migliori tecnici; la seconda, Taranto deve diventare un polo medico-sanitario; la terza, che venga istituito un polo scientifico di ricerca e di prevenzione sull'ambiente.
"Abbiamo voluto provare a leggere questa vicenda che riguarda tutti e che ci interpella perché è la madre di tutte le vicende tarantine e di fronte alla quale nessuno può dire: non mi interessa", ha detto Liviano spiegando lo scopo dell'iniziativa. "È evidente - ha aggiunto - che la situazione è complessa e che, qualunque sia l'opinione di ciascuno noi e qualunque sia l'aspetto che riteniamo prevalente, quello economico, quello occupazionale, quello ambientale o quello sanitario, la situazione è davvero complessa proprio perché riguarda più aspetti. Per cui non può esserci una lettura monocorde. Per questo sono contento che dall'incontro di stasera sia emersa sostanzialmente una visione comune che, spero, possa concretizzarsi ancora di più nei prossimi giorni".
Via agli interventi dai quali è emerso che per Leo Corvace le tematiche della tutela di ambiente, salute e dell'occupazione devono essere affrontate unitariamente e comunque subordinate alla valutazione di impatto ambientale e sanitario. "Nonostante si parli di esuberi - ha denunciato Corvace - tuttora non esiste un piano delle bonifiche che individui risorse finanziarie, cosa fare e quanta forza lavoro impiegare". Per Michele Conte di Federmanager "l'errore politico è stato quello di andare a tentoni e di aver sottovalutato, da parte dei governi che si sono succeduti dal 2012, il grado di competenze dei commissari nominati". Giovanni Guarino, invece, ha ricordato come le risorse economiche stanziate dall'Unione europea negli anni '80 per le bonifiche "sono state utilizzate dall'Italia per i prepensionamenti, ha utilizzato quelle risorse per una pax sociale nei confronti degli operai licenziati dalla siderurgia". Il presidente dell'Ordine dei medici, Nume, ha focalizzato la sua attenzione sul concetto "di narrazione dei fatti, troppo spesso legata a logiche economiche, per addormentare le nostre coscienze e sviare dal fatto che l'Ilva, più che ArcelorMittal, sarà il mercato a chiuderla". Per Fedele Moretti, presidente dell'Ordine degli avvocati, la politica "deve riassumere un ruolo predominante che coaguli la capacità della città a parlare con un'unica voce", concetto sostanzialmente anticipato nel suo intervento da Antonio Cecere, esperto di bioetica. "A Taranto - ha sottolineato Cecere - mancano i valori di riferimento, non c'è coinvolgimento delle generazioni future, il concetto di persona non esiste più".
Lo storico Salvatore Romeo ha sottolineato il problema della siderurgia mondiale dovuto "all'eccesso di capacità produttiva rispetto alla domanda, presente e futura, dato dal fatto che i paesi emergenti, la Cina su tutti, negli anni passati hanno avuto un grande sviluppo che, adesso, sta rallentando perché l'economia sta maturando e i consumi stanno prevalendo sugli investimenti".
Più cauto, infine, il segretario della Uil, Giancarlo Turi, il quale ha invitato "ad evitare imprecisioni" e, per il momento, "a sospendere il giudizio per poter meglio capire quello che sta accadendo visto che ci troviamo di fronte a una multinazionale. Ai capri espiatori è meglio sostituire la prudenza perché c'è il pericolo di sommare fallimento a fallimento. È importante la presenza dello Stato che deve essere forte perché sistemi complessi come questo di Taranto non possono essere lasciati in balia delle logiche di mercato".