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Lunedì, 17 Febbraio 2020 07:14

Arriva la conferma - Il coronavirus è uscito da un laboratorio vicino al mercato di Wuhan

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Lo abbiamo scritto la prima volta il 26 gennaio, che era plausibile la ipotesi che il virus fosse uscito dal laboratorio di Whuan. Ribadito in maniera circostanziata sul piano della bibliografia scientifica su un articolo pubblicato ieri. Oggi arriva la conferma da parte di due biologi cinesi della South China University.

Conferma resa pubblica da TGCOM 24 con il titolo “ Il coronavirus è uscito da un laboratorio vicino al mercato di Wuhan” (www.tgcom24.mediaset.it/mondo/scienziati-cinesi-il-coronavirus-uscito-da-un-laboratoriovicino-al-mercato-di-wuhan_14871947-202002a.shtml). Le caratteristiche che prevalgono tra, forse la maggioranza di ricercatori e scienziati nel mondo sono le pubblicazioni prestigiose, i finanziamenti, la reputazione internazionale. Nell’economia di questo secolo la conoscenza è l’arma più affilata, per vincere la competizione globale e la Cina questo l’ha capito bene. In due decenni le pubblicazioni scientifiche cinesi sono passate da 30 mila a 400 mila. Da osservare però , che questa voglia di primato della Cina nel campo scientifico ha prodotto anche delle conseguenze negative. Forse sono stati sacrificati nella ricerca i principi base dell’etica. IL perseguito primato globale implica un comportamento dei ricercatori adeguato perché da questo dipende una grande quantità della ricerca globale. Dai primati derivano grandi poteri, ma anche grandi responsabilità , che non possono più essere eluse. L’Occidente deve prendere atto ,che il baricentro della ricerca scientifica è spostato a Oriente ! Assolutamente necessario procedere alla accensione dei riflettori sulla integrità etica della ricerca a iniziare dal paese ,che maggiormente investe in ricerca ovvero la Cina. L’ultimo dato di due anni fa dice, che la Cina in ricerca ha investito 490 miliardi di dollari, collocandosi al secondo posto dopo gli Stati Uniti ,che hanno investito 570 miliardi di $. La Cina investe in ricerca il 7% del PIL annuo contro il 3% degli USA e quindi probabile che ci sarà il sorpasso. Sono 4 milioni gli addetti alla ricerca in Cina con 426 mila pubblicazioni di articoli scientifici pubblicati su riviste soggette a peer reviewed. IL problema che è sorto è quello di una pressione sui ricercatori ,per pubblicare il maggior numero possibile di articoli e sono nate anche le frodi scientifiche. Un numero di pubblicazioni ritirate ai cinesi su riviste scientifiche, a causa di manipolazioni e/o tentativi di raggiri della peer review pari ,a quasi (4,2%) uno su quattro di quelle globalmente ritirate nel mondo negli ultimi 40 anni. Se confrontati i ritiri con quelli degli altri Paesi la Cina li batte con un tre volte superiore. Addirittura dal 2012 al 2016 sono stati ritirati dalle riviste scientifiche un articolo su due ( fonte Retraction Watch; https://qz.com/978037/china-publishes-more-science-research-with-fabricated-peerreview-than-everyone-else-put-together/).

Nel comparto BIOMEDICO appena due anni fa ritirati 107 articoli, su riviste scientifiche per “ non conformità” riportate nel processo di peer review!! ( fonte : Tumor Biology ; http://retractionwatch.com/2017/04/20/new-record-majorpublisher-retracting-100-studies-cancer-journal-fake-peer-reviews/). Relativamente ai principi dell’etica scalpore notevole ha fatto il caso del biofisico, che nel novembre 2018 ha fatto nascere due gemelle modificandone il genoma. La finalità condivisibile perché era quella di prevenire l’aids di cui era affetto il padre , ma l’intera comunità scientifica ne ha denunciato l’avventatezza considerata l’assenza di garanzie di sicurezza per le due bambine.

Preoccupazioni confermate nel Convegno Internazionale sull’” editing del genoma umano” (www.nationalacademies.org/gene-editing/2nd_summit/index.htm). L’aggravante è rappresentata dal fatto che lo scienziato cinese era consapevole dei rischi ma è andato comunque avanti nell’esperimento. L’Università dove lavorava He lo ha licenziato a seguito di una indagine del governo che ha verificato che al solo scopo di ottenere “la fama e il successo personale”, He si è sottratto ai controlli per condurre sperimentazioni proibite dallo Stato. “Una tale condotta viola seriamente l'integrità dell'etica e della ricerca scientifica nonché le norme dello Stato, causando effetti avversi sia in patria sia all'estero”. . Contro il ricercatore cinese si sono rivolte anche le istituzioni cinesi, la cui reazione è però apparsa tardiva e opportunistica, dato che non potevano non essere a conoscenza del progetto e delle linee che erano già state oltrepassate. Le azioni di He andrebbero dunque lette come una conseguenza più o meno indiretta delle politiche espansionistiche del governo cinese, che da questa vicenda (ma non solo lui) si sottrae in modo ambiguo. Etichettare He Jiankui come un novello dottor Frankenstein senza scrupoli potrebbe essere un modo per isolare il ricercatore cinese e scaricargli una responsabilità che potrebbe anche essere molto più distribuita.

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