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Lunedì, 13 Aprile 2020 10:09

Editoriale - Che cosa resterà di questi mesi reclusi?

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Domanda nient’affatto retorica che dovrà trovare risposte multiple e dove ciascuno si dovrà interrogare su cosa è davvero cambiato nel proprio punto di vista.

Diceva Bocelli ieri sera, dopo aver cantato in modo strabiliante dentro e fuori la chiesa da solo, si “dovrà puntare finalmente alla meritocrazia”. Se c’è una cosa infatti che scopre il mondo oggi, di fronte ad un virus sconosciuto, è che esso irrompe in un pianeta impreparato che, pur avendo le tecnologie appropriate, come denunciava 5 anni fa Bil Gates, non le ha usate ancora nel combattere la pandemia.

Oggi si scopre che non occorre andare dal medico per la semplice ricetta per la cura – che riguarda la maggior parte delle persone che affollano gli studi medici – perché da tempo (da tre anni!!!) c’è la dematerializzazione della ricetta.

Ma tornando alla meritocrazia questo termine sconta una sorta di uso negativo perché dal 1958, anno in cui ne parlò il sociologo del Regno Unito Michael Young nel suo libro: “L’avvento della meritocrazia” esso indicava una forma di governo dispotica con differente sistema di retribuzione che tiene conto del quoziente intellettivo e della propensione al lavoro. Ma in Italia fu il PSI, con il ministro Claudio Martelli , ad esaltarne un’accezione positiva, col suo intervento al congresso del partito nei primi anni ‘80, e dove la meritocrazia entrava nella politica del centro sinistra, per indicare una forma di governo dove le cariche pubbliche, amministrative, e qualsiasi ruolo o professione che richieda responsabilità nei confronti di altri, è affidata secondo criteri di merito, e non di appartenenza a lobby, o altri tipi di conoscenze familiari (nepotismo e in senso allargato clientelismo) o di casta economica (oligarchia). Non è una moda, ma un obiettivo che riguarda anche la formazione scolastica molto legata al merito di ciascuno alunno  e che non potrà essere deluso quando uscirà dalla scuola.

Ma questa rivoluzione è rimasta sulla carta. Ma sarà urgente parlarne nel mondo nuovo, per garantire che venga rafforzata la ricerca, che non sia più permessa la fuga dei cervelli. Tanto per fare un esempio che riguarda quel pezzo di società impegnata sul fronte oggi.

Un altro aspetto riguarda il nostro rapporto con l’ambiente, gli animali e la natura. In una slides di 14 anni fa scrivevo: “All’inizio del secolo scorso utilizzavamo una ventina tra gli elementi chimici fondamentali presenti in natura, mentre oggi usiamo tutti i 92 elementi presenti in natura e anzi, ne abbiamo sintetizzati di nuovi i cui effetti nel tempo non ci sono noti. Gli elementi della tavola periodica elencati in base al loro numero atomico. Questo è il debito che abbiamo affidato alle generazioni future.

Ora che siamo in questa bolla di sopravvivenza reclusi riscopriamo il lato umano in ognuno, siano essi vip dello spettacolo o della politica, del giornalismo, della cultura, siano i personaggi della quotidianità, dal fruttivendolo al macellaio. E’ un’umanità nuova che uscirà dalla pandemia dove le certezze di onnipotenza sono state spazzate via da un minuscolo elemento che ha messo su, per beffarsi di noi, la corona di re del mondo. Ma ci sono tante altre cose che muteranno e ne parleremo, mano a mano che entreremo nel tunnel alla ricerca della luce al fondo.

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