ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 24 Giugno 2015 05:09

Papa Francesco nella sua enciclica, parla di decrescita e invita gli ecologisti ad essere più coraggios

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L’enciclica del Papa si rifà al Cantico delle Creature di San Francesco, dopo 800 anni ecco che il testo del poverello di Assisi, passando dal pontefice, viene propagandato dai laicissimi Verdi ecologisti. Sarà anche questo un segno dei tempi.
  La nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, dice il testo iniziale e fa pensare a quello che ha detto Samantha Cristoforetti, che da lassù la Terra appare come una grande nave spaziale nella sua unicità.

 
La parola di Papa Francesco, forse per il suo carisma più forte, avrà più successo delle altre encicliche che pure vengono richiamate nel cappello introduttivo, pensiamo a quel forte richiamo di San Giovanni Paolo II che introdusse il tema della Riconversione Ecologica, che portava ad una conclusione forte: “il vero peccato originale è il disastro ambientale”. Mica poco. Eppure questo tema, su cui Guido Viale ci ha fatto un libro, non citando il Papa, almeno nella sinossi, è stato poco dibattuto nel mondo ecologista. Siamo passati dai temi della guerra e della fame, temi più rispondenti ad una Chiesa universale, a questa summa ecologica che affronta temi molto interessanti, non solo la difesa del creato, l’acqua, il suolo, la vita, ma anche temi molto dibattuti come la rapida evoluzione dei comportamenti della società che contrastano con la lentezza della natura. 

L’altro aspetto è la irrazionale fiducia nel progresso, per la quale abbiamo fatto morire centri storici, per esempio, o nella capacità umana, senza contare che l’uomo non è più fragile spettatore della natura, ma ha subito una mutazione etica terribile, in quanto ne è diventato distruttore. Per quanto riguarda i rifiuti, emerge il discorso di "un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consu­mo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare".  

Come non riconoscere in questo un ragionamento di Paul Connett che utilizzava contro il modello lineare che è invece quello che ci propone la società consumistica?
 
Il documento papale stavolta è esaustivo per quanto riguarda il clima, la perdita di biodiversità, i drammi che possono rappresentare quella che Giorgio Nebbia ha definito la “natura che si vendica”.  Il punto di riferimento è sempre lo sguardo ai Paesi in via di sviluppo, sui quali oltre guerre e carestie, ora i cambiamenti climatici creeranno nuovi esodi inimmaginabili, come per l’acqua.
 
Che fa il mondo di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico? Secondo la Chiesa "cercano di mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici", cosi come dell’inquinamento.

Tutti temi che sono dentro il patrimonio ecologico di decenni di discussioni fra i movimenti ecologisti. Come il degrado delle città, l’iniquità sociale, il disequilibrio Nord Sud, con la contraddizione del debito dei Paesi poveri che è conteggiato dai ricchi, mentre quest'ultimi ignorano il debito ecologico inferto ai  “.. popoli in via di sviluppo, dove si trovano le riserve più importanti della biosfera, continuano ad alimentare lo sviluppo dei Paesi più ricchi a prezzo del loro presente e del loro futuro”.
 
Di fronte a tutto questo non serve “un ecologia superficiale o apparente che consolida un certo in­torpidimento e una spensierata irresponsabilità. Come spesso accade in epoche di profonde crisi, che richiedono decisioni coraggiose, siamo ten­tati di pensare che quanto sta succedendo non è certo”.  Papa Francesco invita al coraggio.
Un ultimo aspetto che collego al dibattito generale è quello che riguarda il determinismo della crescita, che drena risorse e impoverisce il pianeta, tutti temi che portano al concetto di decrescita felice,  come spesso abbiamo raccontato.

L’enciclica di Papa Francesco è moderna e allo stesso patrimonio della Chiesa, difficile da sintetizzare, ho colto i punti a mio avviso più chiari anche rispetto all’esperienza personale. Ma è da leggere e soprattutto da gestire nel mondo ecologista e religioso, come monito, come corredo culturale di una ecologia della vita.
 
 
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