"In assenza delle misure di sostegno, 101.000 imprese (13,8% del totale), che impiegano 1,2 milioni di addetti, sarebbero entrate in crisi entro il 2020, con un deficit di patrimonio di 28 miliardi". Lo scrive Bankitalia in uno studio dal titolo 'Gli effetti della pandemia sul fabbisogno di liquidità, sul bilancio e sulla rischiosità delle imprese'.
Le principali misure adottate con i DD.LL. ‘Cura Italia’, ‘Liquidità’, ‘Rilancio’ e ‘Agosto’ avrebbero ridotto il numero di imprese in crisi a 88.000, il 12% del totale, e la carenza di patrimonializzazione a 27 miliardi. Il decreto ‘Rilancio’ risulta particolarmente efficace nel ridurre il numero di imprese in crisi, grazie al contributo a fondo perduto e all’estensione della Cig. Quasi il 90% delle imprese che escono dallo stato di crisi grazie alle misure vi si trovava a causa dell’epidemia.
Si noti inoltre, prosegue Bankitalia, che anche in assenza della pandemia 70.000 imprese (9,6% del totale) si sarebbero trovate in crisi entro il 2020, con un deficit di patrimonio di 23 miliardi. La lettura congiunta di questi valori indica che le misure adottate si sono concentrate sulle imprese più colpite dalla pandemia, le quali però avevano nel complesso necessità patrimoniali minori rispetto alle imprese che si sarebbero trovate comunque in stato di crisi.
Ciò nonostante, le misure adottate non sarebbero sufficienti a riportare il numero delle imprese in situazione di insufficienza patrimoniale (e l’importo di tale deficit) al di sotto del livello che si sarebbe registrato in assenza della pandemia.
La crisi da Covid-19 avrà un effetto molto severo sulla redditività delle imprese. La diminuzione del fatturato sarà ampia, ma di intensità differenziata tra i settori: più accentuata nei settori dell’alloggio e ristorazione, delle attività artistiche e di intrattenimento, dell’energia, immobiliare e dell’industria alimentare e tessile. Per dimensione della perdita economica attesa, i settori più colpiti saranno quelli della ristorazione (perdita complessiva di 2 miliardi), alberghiero (1,7 miliardi) e delle agenzie di viaggio e tour operator (1,7 miliardi).
"In assenza delle misure di sostegno introdotte dal governo, il forte calo del fatturato avrebbe determinato quest’anno un fabbisogno di liquidità complessivo pari a circa 48 miliardi per circa 142.000 imprese (il 19% del totale del campione) - scrive nello studio Bankitalia - e una netta contrazione degli utili, che avrebbe reso sotto-patrimonializzate circa 100.000 imprese (il 13,8% del totale). Grazie alle misure di sostegno, invece, circa 42.000 (delle 142.000) imprese potrebbero soddisfare il proprio fabbisogno di liquidità, mentre quello delle rimanenti 100.000 si ridurrebbe a circa 33 miliardi. Le misure comporterebbero la riduzione del numero di imprese potenzialmente sottocapitalizzate a circa 88.000".
"Le risorse pubbliche stanziate con i decreti qui considerati sono ingenti", spiega Bankitalia. Nel 2020 essi hanno previsto oltre 20 miliardi per la cassa integrazione e quasi 8 per i contributi a fondo perduto. L’utilizzo effettivo delle misure è stato ampio, ma non pieno. I risultati dell’esercizio di stima mostrano che le misure di sostegno hanno contribuito a contenere in misura significativa l’impatto della pandemia sulle imprese italiane.
Essi suggeriscono inoltre che le misure sono probabilmente andate a beneficio anche di imprese che si sarebbero trovate in difficoltà indipendentemente dal verificarsi della pandemia, un esito difficilmente evitabile a fronte dell’urgenza di attivare gli interventi e dell’oggettiva difficoltà di identificare con precisione i soggetti effettivamente colpiti. AGI