"Radio Camera dice che in tanti stanno scendendo dal carro, quando torneranno lo troveranno occupato", ha affermato il segretario dem. "Io lo voglio dire soprattutto ai renziani o presunti tali, che non c'e' garanzie per nessuno, a partire da me. Fate iniziative, o state in mezzo alla gente oppure non avete futuro", ha aggiunto. "Questa è una comunità che discute", ha aggiuntio, "e litiga. Litigano tutti nei partiti, ma altri nel chiuso delle stanze. Loro fingono di essere una falange e appaiono come tali. Noi valorizziamo solo ciò che ci divide", lo scrive in una nota l’angenzia di stampa AGI.
Poi la sfida ai rivali interni: "Se volete che io lasci, convocate un congresso e, se possibile, vincetelo". E sul doppio incarico: "Se volete che si scinda il ruolo di premier e di segretario, proponete una modifica regolamentare. In ogni caso, io sarò al fianco del vincitore: ma prima di tutto mettiamoci d’accordo sul dove vogliamo andare".
BANCHE - Nel discorso pronunciato al Life Hotel di Roma, sede scelta al posto della sede del Nazareno ritenuta troppo piccola, Renzi ha anche replicato agli attacchi per i presunti favori alle banche, tema su cui sono emersi malumori anche nel partito. "Noi non abbiamo salvato i bancari o i banchieri: noi abbiamo salvato i correntisti", ha osservato il presidente del Consiglio, "e se le misure sulle Popolari fossero state prese dal governo di centrosinistra nel 1998, con ministro del Tesoro Ciampi e direttore generale del Tesoro Draghi, oggi molte cose non sarebbero successe", a cominciare dalle popolari venete. "E se la politica si fosse tenuta fuori dalle banche prima, non avremmo visto quello che è successo a Siena con Montepaschi", ha aggiunto con un'indiretta critica alla vecchia gestione ulivista.
REFERENDUM - E' cruciale "non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana". "C’è fuori un mondo che chiede al Pd se ha le idee chiare, quella che si apre è una stagione difficile e affascinante nella quale scommetto sul fatto che il Pd possa essere protagonista e non comparsa", ha affermato Renzi. Per il premier "c'è bisogno di una stabilita' nazionale", che "non e' immobilismo", "serve un riformismo con l'anima". "Nel tempo della demagogia si parli il linguaggio della chiarezza", ha insistito, "c'e' spazio per mettere il nostro Paese in un sistema piu' semplice ed efficace. Abbiamo cercato la massima convergenza. Noi non stiamo partendo da zero. Sono trent'anni di dibattito". "Io non credo alla discussione sulla personalizzazione", ha aggiunto Renzi, "ormai e' un refrain. C'e' qualcuno tra di voi che questa legislatura non sia nato in questo modo?", si chiede Renzi, "c'è qualcuno che pensa che se vincessero i no non ci sarebbe una presa d'atto?".
STRAGE DACCA - "Al G7 di Taormina porteremo l'idea che quanto accade va combattuto militarmente, ma c'è una questione culturale: giovani che scelgono il terrorismo mentre il Daesh è in difficoltà. Abbiamo una grande emergenza educativa. Non solo in Bangladesh. I nostri valori vanno spiegati alle nuove generazioni". "E' il punto chiave del lavoro che ci attende nei prossimi mesi. L'Italia avrà davanti tre opportunità per portarlo avanti: il G7 di Taormina, nel 2017 saremo nel Consiglio di sicurezza Onu e sedendo nella stanza dei bottoni porteremo l'attenzione su questo approccio e al rapporto Europa-Africa. E nel marzo 2017, grazie a una serie di accordi, l'Ue verrà a Roma per il rilancio dei Trattati".
BREXIT - "L'Ue può scrivere una pagina nuova, perché così com'è non va. Chiedevamo e abbiamo ottenuto una flessibilità rispetto al Fiscal Compac ma da sola la flessibilità non basta, bisogna indicare un progetto chiaro. La visione europeista che noi difendiamo non è contro l'interesse nazionale, sono disposto a litigare con tutti in Europa. Il punto è che l'Italia deve fornire un'agenda di sviluppo europeo che non può essere ignorata. Non siamo più quelli da giudicare, come Spagna e Portogallo. Sarebbe un errore che la Ue rispondesse a Londra sanzionando quei Paesi, ma è fondamentale che l'Italia faccia sentire la sua voce sulla crescita e contro l'austerity".
Poco prima della direzione, dalla minoranza Pd Pier Luigi Bersani aveva invitato Renzi a cambiare organizzazione e atteggiamento. "Fallo come preferisci, ma impegnati se no vai contro un muro". Per Bersani «una strada c’è, e passa dal collettivo: il leader la deve interpretare, ma deve avere orecchie sul territorio".
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