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Venerdì, 19 Febbraio 2021 10:32

La svolta governista nel M5s. E Grillo torna a offrire un ruolo a Conte. Sono 31 i dissidenti del M5s alla Camera

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Anche alla Camera oltre 30 frondisti che non hanno votato il sì al governo Draghi. Il fondatore, intanto, sta pensando di offrire all'ex premier il ruolo di capo politico M5s, con una funzione di coordinamento del nuovo direttorio a 5 che nascerà nei prossimi giorni. Tra contrari, astenuti e assenti ingiustificati in Aula, questo è il numero dei deputati del Movimento che non ha espresso il sì al governo Draghi

La svolta moderata è nei fatti, il Movimento 5 stelle punta ad assumere il volto di forza politica green e governista. Le pressioni interne affinchè si trovi una mediazione con i dissenzienti sono portate avanti anche da diversi 'big' che chiedono di distinguere tra chi si è mosso contro il Movimento rispetto a chi ha detto un no sofferto.

Ma la strada è segnata, saranno i Probi viri a decretare l'espulsione di chi si è messo di traverso all'esecutivo guidato dall'ex numero uno della Bce. Oggi è tornato a farsi sentire Beppe Grillo: "Dobbiamo necessariamente effettuare - ha premesso - un salto quantico, passare da un regime di equilibrio (che realmente non lo è più) a un altro e l'unità, il patto verde, è l'unica strada".

Un cambio di passo, quindi. Dopo la fiducia si dovrà tutti remare nella stessa direzione di un Movimento 5 stelle che da una parte deve portare avanti i suoi temi ma senza essere una forza anti-sistema.

A fare da apripista nei giorni scorsi alla svolta governista è stato il neo confermato ministro degli Esteri Di Maio, ora Grillo sta cercando di portare tutti ad abbandonare i paletti di un tempo. Ma la scissione è ormai un dato che viene dato per assodato.

Il fondatore, secondo quanto si apprende, sarebbe tornato ad offrire a Conte il ruolo di capo politico M5s, con una funzione di coordinamento del nuovo direttorio a 5 che nascerà nei prossimi giorni. Nel quale potrebbero candidarsi figure di secondo piano e non i 'big'.

Un esponente di governo ipotizza che l'offerta potrebbe a Conte potrebbe essere ufficializzata già la prossima settimana. Intanto il Movimento 5 stelle è alle prese con un travaglio interno dopo lo strappo dei senatori e dei deputati.

In tutto una trentina di pentastellati che da domani cercheranno di coordinarsi per dar vita ad un nuovo gruppo (a palazzo Madama si punta ad utilizzare il simbolo di Italia dei valori, ci sta lavorando Lannutti, la richiesta è sul tavolo del segretario Messina) e magari ad una nuova formazione. Mentre Di Battista di fatto si propone come punto di riferimento dell'opposizione.

I deputati anche discusso del nome "ma - dice una fonte parlamentare M5s - è tutto prematuro". Intanto la scelta di appoggiare un governo Draghi continua ad essere contestata dalla base e nelle chat parlamentari si critica pure l'atteggiamento di Crimi che ha ribadito la linea dell'espulsione. "Rischiamo di scomparire", il timore di diversi pentastellati.

Da qui la necessità di rilanciare M5s, di trasformarlo in una forza moderata, governista e 'green' con un ruolo per l'ex presidente del Consiglio Conte che - sottolinea pero' un 'big' M5s - deve fare un passo avanti.

Perché alcuni contiani spiegano che l'ex presidente del Consiglio sarebbe frenato anche dai litigi interni al Movimento. Per ora il giurista pugliese è tornato in cattedra, dal 1 marzo vestirà i panni del docente.

Sono 31 i dissidenti del M5s alla Camera

Sono in tutto 16 i deputati M5s che alla Camera hanno votato contro la fiducia al governo Draghi. È quanto risulta dai tabulati della votazione. Sono in tutto 12 i pentastellati che non hanno partecipato al voto, ma a questi va sottratta la deputata Elisa Scutellà, assente in quanto malata.

Sono 4 gli astenuti M5s, tra cui l'ex sottosegretario Alessio Villarosa. Infine, 2 deputati M5s risultano in missione. In totale, quindi, la 'fronda' in dissenso raggiunge quota 31 deputati.

Scorrendo i tabulati della votazione, i 16 deputati M5s che hanno votato contro la fiducia sono: Corda, Sapia, Spessotto, Testamento, Volpi, Baroni, Cabras, Colletti, Costanzo, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Russo, Sarli, Termini e Vallascas. I 4 astenuti sono: Villarosa, Paxia, Raduzzi e Sodano.

Non hanno invece partecipato al voto Corneli, Ehm, Masi, Menga, Penna, Romaniello, Suriano, Tucci, Zanichelli, Campana e Schirò. Infine, sono in missione Mammì e Vianello.

Espulsione, sicuramente. È questa, secondo quanto si apprende da fonti qualificate della maggioranza, la sanzione per quanti nel Movimento hanno votato no o si sono astenuti sulla fiducia. D'altronde, nelle ore scorse, il capo politico Vito Crimi aveva preso in merito una posizione netta rispetto alla decisione assunta dalla maggioranza che si è espressa a favore dell'esecutivo su Rousseau. 

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