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Martedì, 12 Luglio 2016 16:54

Antonio Barolini: «La memoria di Stefano»

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Se cercate questo autore vicentino su Google, trovate subito affermazioni del tipo, un poeta sperso tra l’Italia e l’America, oppure "poeta del quotidiano" e già queste due affermazioni fanno conoscere un po’ questo personaggio. Antonio Barolini (Vicenza, 29 maggio 1910 – Roma, 21 gennaio 1971) è stato uno scrittore, poeta e giornalista italiano ed è il nostro autore del libro di oggi: La memoria di Stefano" Ed. Feltrinelli 1969

Lo stesso romanzo - che presentiamo - risente dell’esperienza di vita dell’autore, che esordi come poeta in pieno fascismo, ed avendo diretto il giornale Antifascista si beccò anche una condanna a 15 anni di prigione da un tribunale della Repubblica Sociale Italiana. E’ stato dal 1950 corrispondente della Stampa negli Stati Uniti d’America.

Per il fatto che l’autore è ricordato come poeta, fa comprendere che l’attività di prosa sia poco recensita, in rete non c’è un commento. E’ proprio un libro in soffitta. Intriga il fatto che lo schema narrativo sia legato ad un racconto che descrive episodi del secondo conflitto mondiale e della resistenza italiana, vissuti in prima persona da un amico dell’autore che usa lo pseudonimo di Stefano, ma all’interno della vita cittadina, dentro i fatti spiccioli del quodidiano.

                                                   L’autore con le sue figlie

Questo amico, alla data della pubblicazione del libro (1969), è un sessantenne imprenditore che suggerisce questo schema narrativo: lui racconta ed il giornalista firma: "...tu, bene o male, scrittore sei, è la tua professione, ti conoscono per tale. Lascia dunque che io, alla mia età, continui ad essere il modesto imprenditore che, con molta fatica, sono riuscito a diventare e si diverte a scrivere libri a tempo perso…Se pubblicassi io, adesso, questo libro, non avrei più pace" .

In realtà è una storia che si cala dentro un periodo di guerra, la resistenza popolare e s’immagina, per quello che fu un regime di massa, quanta ritrosia ci fosse a rendere pubbliche storie cosi crude e vere. E’ una avvertenza che ci tiene a sottolineare lo stesso autore, quale premessa necessaria alla chiara intelligenza del libro. "Ritocchi ed apporti minimi - conferma lo scrittore - e concordati con Stefano.... Dovevo precisare questo perché, secondo me, il fine del tutto è una ennesima espressione di poesia e verità; cioè di un valore che, per quanto si faccia, non riesce mai ad essere storia. Se fosse storia, - conclude l’autore nella premessa, anziché aspirazione di poesia, cioè fantasia, non sarebbe più verità, ma bugiarda inflazione di fatti morti e putrefatti..."

Tutto questo rientra nello stile memorialistico-autobiografico connesso con la Resistenza - alla quale lo stesso autore partecipò - e che nel 1943 aveva anticipato con la cronaca delle "Giornate di Stefano"

Antonio Barolini è con la moglie la scrittrice americana Helen Mollica e le loro tre figlie, Teodolinda, Susanna e Nicoletta, foto scattata a Roma.

Il libro si apre con la fotografia di una giornata di guerra, il protagonista che ha quasi trentacinque anni, è in ospedale per seguire la sorella, malata di tisi, sono gli ultimi anni guerra e s’avverte la fine del regime e quindi: "la guerra ambigua che non si spiega e non si giustifica". Lavora in banca insieme a Toni, un compagno credente molto più anziano di lui. Banca, cambiali, società, vita sociale ed antifascismo.La guerra fa da scenario alla quotidianità, tutti ne parlano a volte citando battaglie e vittorie, altre volte è la guerra del "Domattina sarà finita..." altre volte legando le vicende alla centurie di Nostradamus per cercare di capire gli eventi, con quella parola "vincere" che è scritta dappertutto. E’ un libro da leggere per il tono asciutto che descrive la vita di Stefano che sa: " ...che vi è anche una certa storia che non sarà mai scritta o che, se qualche volta accade che la scriva resterà sempre marginale, letta e conosciuta da pochi...E’ la storia dei sentimenti; perché ne sopravviva e germogli il puro seme delle sue esperienze, è soprattutto necessario che le anime dei vivi si esercitino a imparare e a sentire in se stesse che quel seme è vivo." Una ragione in più per tirare dalla soffitta questo libro

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