ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 20 Luglio 2022 17:13

Lega e Forza Italia chiedono discontinuità: "Draghi bis ma senza 5 stelle"

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Romeo: "Si prenda atto che è nata una nuova maggioranza che è quella del 14 luglio". Gasparri: "Basta pagliacciate". Letta: "Sì convinto alla fiducia". Di Maio: "Chi non la vota volta le spalle al Paese". Meloni: "Parlamento delegittimato e impaurito, elezioni subito".

Serve un nuovo patto di governo ma va rinegoziato con un accordo che segni discontinuità e che preveda alcuni punti tra cui l'esclusione del Movimento 5 stelle e un'agenda rinnovata. Il centrodestra - riferiscono fonti informate all'AGI - sta preparando un documento per la risoluzione da votare a palazzo Madama: nero su bianco alcuni punti con i quali secondo i leader del centrodestra il premier Draghi dovrebbe ripartire. "La situazione è cambiata. Draghi non può far finta di niente", sottolineano le stesse fonti. 

A chi chiedeva se Silvio Berlusconi appoggerà la richiesta leghista di un "nuovo governo Draghi", un alto dirigente di Forza Italia ha risposto che gli ex lumbard hanno l'appoggio degli azzurri nella richiesta di "sedersi tutti insieme attorno a un tavolo per definire un nuovo patto con alcuni punti di discontinuità". "Non si tratta di persone, infatti Romeo non ha citato alcun ministro", ha aggiunto.

Poi la nota congiunta: "Come ha correttamente sottolineato il presidente Mario Draghi nel corso del suo intervento, la decisione del Movimento 5 stelle ha rotto il 'patto di fiducia' che era alla base del governo di unità nazionale, che pure ha affrontato - con successo ed ha avviato con il nostro leale contributo - gravi emergenze e avviato un lavoro prezioso sul Pnrr.

Il centrodestra di governo è disponibile a un 'nuovo patto' di governo e continuerà a dare il suo contributo per risolvere i problemi dell'Italia soltanto con un nuovo governo, guidato ancora da Mario Draghi, senza il Movimento 5 Stelle e profondamente rinnovato".


Draghi da palazzo Chigi al Senato

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha lasciato palazzo Chigi per recarsi nuovamente al Senato.

Vertice Letta-Conte-Speranza, pontieri al lavoro

In attesa di sapere quali e quante risoluzioni finiranno per essere presentate al Senato, il Partito Democratico tenta l'ultima estrema mediazione con i Cinque Stelle. Stando a quanto viene riferito da fonti parlamentari di Leu, un incontro ci sarebbe stato fra Roberto Speranza, Enrico Letta e Giuseppe Conte. I tre leader si sarebbero visti subito dopo la fine della discussione generale al senato. Particolarmente attivi in questo senso, viene riferito ancora, sono anche i ministri Federico D'Incà e Dario Franceschini, usciti dall'Aula fianco a fianco e infilatisi nella cosiddetta "sala blu", una sala riunioni a pochi passi dagli uffici del Pd a Palazzo Madama. Uffici che si sono popolati di esponenti dem e M5s nelle ultime ore: oltre alla capogruppo della Camera, Debora Serracchiani, è presente il vice segretario Pd, Peppe Provenzano, e il coordinatore della segreteria, Marco Meloni. Nella sala che ospita i Cinque Stelle, invece, è arrivato il capogruppo della Camera, Davide Crippa, tra i 'falchi' che chiedevano di strappare con Conte e appoggiare il premier Draghi nella prosecuzione dell'esperienza di governo. Il dibattito seguito alle Comunicazioni di Mario Draghi ha aggiunto incognite a una situazione già difficile in partenza. La strada, osserva Serracchiani, "è molto stretta". I dem sono in attesa di sapere su quale risoluzione il governo finirà per mettere la fiducia. Tecnicamente, quella di Draghi è stata una comunicazione fiduciaria che, per essere votata, ha bisogno di uno strumento parlamentare. La risoluzione, appunto. In questo momento ne sono state presentate solo due: una da parte di Pier Ferdinando Casini che recita, semplicemente "udite le comunicazioni si approvano". L'altra è stata presentata dal leghista Roberto Calderoli e prevede la nascita di un governo nuovo senza i Cinque Stelle. Entrambe le mozioni sono firmate, almeno ad ora, dai soli proponenti e, quindi, sono riconducibili ai singoli partiti e non alla maggioranza o a un insieme di forze politiche. I dem, quindi, attendono di capire se ci sarà la possibilità di presentare una nuova risoluzione. C'è tempo fino a tutta la replica del premier. In caso contrario, l'orientamento prevalente fra i senatori è di votare la risoluzione Casini. Tutto questo, naturalmente, se non interverrà una novità politica nel frattempo. Perchè, fuori dal lavoro parlamentare, continua quello politico dei partiti. 

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