ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 03 Agosto 2016 04:38

Erdogan e la mafia

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Ho ascoltato Erdogan nell’intervista di Lucia Goracci che Rai-tre news ci ha ridato più volte per tutto il pomeriggio di martedì 2 agosto.

L’autocrate a capo della Turchia ha sparato le sue verità, che sarà facile denunciare tutte come altra cosa rispetto alla libertà che si vive in Europa.

In mezzo a questo insieme, che solo un sultano come lui apprezza e noi tutti disprezziamo, brilla una verità pulita: che il Governo italiano pensi a combattere la mafia piuttosto che a perseguire suo figlio, studente in Bologna.

Bene. L’autocrate mi ha fatto arrossire di vergogna e di gioia. La vergogna è nel ricevere una lezione di potere da uno che il potere ce l’ha tutto indiviso (non fate gli studentelli che argomentano sulla diversità da noi del potere legislativo, esecutivo e giudiziario; fate conto che abbia parlato Nicolò Machiavelli sul potere). La gioia mi esplode dentro per essere il solo, forse, che voterà no al prossimo referendum costituzionale perché non si rispetta il mio diritto di cittadino che vuole leggi all’articolo 49 della Costituzione Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Erdogan ha detto quanto mi hanno denunciato i Peruviani in Perù: voi, italiani, siete mafiosi! Io, che sono stato affossato dalla mafia in Udine 2000, società immobiliare partecipata dalla Titanio SpA, che presiedevo, ad inizio anni ’90, brucio per l’accusa di essere mafioso. Non lo sono personalmente. Come italiano sono responsabile del fatto che la mia classe politica non ha ancora sconfitto la mafia alla radice. Oggi, a Roma, si sta discutendo sulle responsabilità sul caos sui rifiuti. Se siano tutte degli uomini che hanno governato finora la Città o se siano anche dell’assessora della nuova giunta amministrativa. E nessuno osserva che trattasi di pasticcio mafioso che una legge sui partiti devolverebbe al Giudice, mentre la nuova amministrazione potrebbe pensare unicamente ad amministrare la Città. Le carenze legislative al principio costituzionale sulla libertà di associazione partono da questa legge: l’associazione è un insieme di cittadine/i che si uniscono con uno statuto o regolamento rispettoso delle leggi e della Costituzione. Ogni insieme sociale che deroghi a questa norma configura un delitto costituzionale che il giudice colpirà nel singolo autore.

Non abbiamo una legge così. Abbiamo, invece, partiti mafiosi, mafia che non si distingue da loro, se non per il fatto di essere specificamente costituita per l’abuso, come sta diventando la Turchia di Erdogan, adesso in fase di espulsione dei diversi perché non consenzienti.

Concludo: l’autocrate ha detto una realtà vera sul nostro potere. Facilissimo denunciare il suo.

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