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Giovedì, 11 Agosto 2016 03:43

Rio 2016 dalla favela all'oro. La storia di Rafaela Silva

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Il signore si è fermato qui. Nella Città di Dio, favela brasiliana di 60 mila persone, che sormonta il parco olimpico di Rio 2016, di Dio in effetti non c’era traccia fino a qualche giorno fa.

Prima che Rafaela Silva vincesse il primo oro nei Giochi olimpici di Rio nella finale judo 57 chili.

Lei, 24 anni, dedica questa vittoria a tutti i bambini della sua comunità per cui vuole essere un esempio .

Rafaele è passata dalle botte in strada al tatami; a volerlo, in realtà, il padre, Luis Carlos Silva, che ha pensato così di sottrarla a un destino che pareva segnato, informa Euronews.

Oggi si dice fiero della figlia cui chiede di non dimenticare le proprie origini:

“Penso che tutti siano contenti, perché Rafaela non nasconde le sue origini; alcuni lo fanno, non lei, lei non l’ha mai fatto; ha deciso di non trasferirsi nel quartiere olimpico ma di vivere qui. Le ripeto sempre: non dimenticare da dove vieni”.

Baracche, fogne a cielo aperto, gang, e criminalità. Anche se un po` è diminuita dopo dopo che il governo ha creato un’unità speciale di polizia per pacificare le bande.

La Città di Dio
Ma per un giorno Rafaela è stata motivo d’orgoglio anche per i giovani più disorientati:

Un residente di Città di Dio:

“Solo due settimane fa le ho detto: vincerai l’oro, devi vincere per noi. Così è stato”.

Un primo passo per creare una nuova consapevolezza che porti i giovani delle favele lontano dalla violenza.

Tatiane Maiara è un’amica di Rafaela e anche lei pratica lo stesso sport:

“Ieri parlavo con alcuni ragazzi che mi dicevano: Mia madre mi continua a dire: lascia perdere il judo, ma continuerò, perché voglio qualcosa di meglio per la mia vita.
Le opportunità che ci sono qui per i ragazzi della favela sono poche e molti non hanno voglia di studiare, per cui lo sport resta l’unico possibilità di riscatto, per avere una vita diversa”.

A Londra nel 2012, Rafaela fu squalificata per un colpo irregolare.
Alla squalifica seguirono gli insulti razzisti sui social media.

Rafaela voleva lasciar perdere.

Non sapeva cosa le riservava il tatami quattro anni dopo.

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