ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 19 Agosto 2016 06:55

Reggio Emilia – Comune, divieto di indossare il burkini induce a integralismo e radicalizzazione

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Disporre con un'ordinanza il divieto di indossare il burkini significa trasformare un comportamento — che rappresenta una regressione socio-culturale rispetto all' idea del rapporto corpo delle donne e della libertà femminile — in un elemento indicativo di integralismo e di possibile radicalizzazione.

Non bisogna commettere l'errore di stigmatizzare queste condotte, se si vuole evitare di favorire il senso di emarginazione ed estraneità alla società occidentale che potrebbe generare scelte eversive. Le politiche di valorizzazione delle differenze dell'Amministrazione comunale di Reggio Emilia, partendo da una salda convinzione rispetto ai valori fondanti della democrazia costituzionale, non sono impositive, infatti i mutamenti culturali si favoriscono, non si impongono.

È in questa prospettiva che all'interno dell'Accordo quadro sulla sicurezza, concluso con la Regione Emilia-Romagna a luglio 2016, è stata inserita anche una riedizione di un progetto, già sperimentato lo scorso anno, che, da settembre, vedrà la propria ripresa. Si tratta della “Repubblica delle nuove italiane” che comporterà incontri di formazione, di confronto e di esperienza sui valori della libertà, eguaglianza e solidarietà che permeano il testo costituzionale. Avremo occasione di riflettere anche sul senso del “velare il capo”, sulla sua genesi, sulla cancellazione collettiva della lunga storia della copertura del capo delle donne anche dell'Occidente, sul perché comprensibilmente la pratica del capo coperto delle musulmane, venga oggi vista come un insulto alla laicità, alla libertà di vestire come si vuole e soprattutto alla parità uomo-donna: tutte conquiste faticosamente raggiunte in Occidente, da presidiare con cura. Del resto riteniamo che anche questa versione vada affrontata all'interno del lavoro pluridecennale che questa città fa sui diritti delle persone e delle donne in particolare, e quando parliamo della città non si intende l'Amministrazione comunale soltanto, ma la cittadinanza tutta, il cui sentire maggioritario orienta la pratica amministrativa.

Natalia Maramotti, assessora alle Pari opportunità

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