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Martedì, 23 Agosto 2016 14:58

Domenico Rea «Ninfa Plebea» erotismo tra realismo e fantasia

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Per ricordare l’autore, morto nel 1995, hanno istituito in Campania un premio letterario, mentre il romanzo che gli ha fatto avere il premio Strega è del 1992 e rappresenta un ritorno, in età adulta, nella provincia campana. dove ambienta nel paesino immaginario di Nofi, questa Ninfa plebea, una sorta di racconto dell’educazione sentimentale della adolescente Miluzza, dove emerge anche un erotismo oscillante tra realismo e fantasia.

Il racconto di Rea si snoda sempre dentro questa provincia arretrata degli anni trenta, quartieri umili e miserabili dove questa ragazzina appena adolescente inizia conoscere la sua vita. Dice lo stesso autore nel ripiego di copertina: " Disgrazie della virtù e fortune del vizio, in un paradiso e inferno o perduto, incrociano trappole sul suo impervio cammino" Questo per descrivere un ambiente crudo ed essenziale, mentre il personaggio Miluzza, " ...pura vita, puro istinto, puro candore alla deriva, le attraversa tutte con intrepida innocenza".

Il nostro libro in soffitta ci porta nell’Italia che ancora non c’è, una sorta di remoto medioevo, dove il racconto si fa minuto e persino tenue:

" ....Miluzza vi capitava verso le due del pomeriggio e la Moschella ( una vedova, padrona della bettola) la lasciava aspettare a bella posta. Assicuratasi che non ci fosse più nessuno nel locale e che fosse poco probabile venisse ancora qualcuno, riceveva, a suo modo, garbatamente la ragazzetta che aveva un culetto nervoso da potersi tenere in una mano.... E mentre si accucciavano accanto alla botte per riempire la bottiglia, la Moschella la toccava di sotto quasi le accarezzasse una guancia. Passava il dito sulle due aperture della ragazzina. " E’ tutto umido. Fa’ che hai fatto stamattina?" Miluzza la lasciava dire e fare perchè le piaceva quel gioco segreto con una vecchia. Guardava le cinque lire d’argento che la Moschella le mostrava come un’ostia. Poi per mano la conduceva dietri il fitto delle botti, e sollevatale la vesticciola fino al pancino, turbata e sudata si menava fino a quando le veniva il sopraffiato".

Ancora un libro che diventa un film nel 1996 grazie a Lina Wertmüller. Un film girato a cavallo tra la Puglia e la Basilicata, in particolare a Spinazzola, Montemilone e Craco un paese fantasma, abbandonato per bradisismo, che ben si presta per questo film del sud, di uno scrittore di razza che guarda nei bassi ed è come se dagli stessi bassi veda, o meglio descriva le istanze e i traguardi del Meridione d’Italia.

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