Nel suo intervento l’assessora, rimarcando il valore educativo e sociale che va riconosciuto alla ristorazione scolastica ed in attesa di un pronunciamento definitivo della magistratura, ha sottolineato come “il riconoscimento di un diritto e l’effettiva applicabilità dello stesso siano due cose ben distinte”. “Da una parte difendere una conquista come quella della mensa scolastica, importante per le famiglie e per garantire a bambine e bambini, indipendentemente dalla loro condizione sociale, almeno un pasto quotidiano sano, nutriente e bilanciato. Dall’altra parte, lavorare per migliorare il servizio e renderlo più accessibile”.
In concreto il Comune è coinvolto in quanto gestore del servizio della ristorazione scolastica. Perché possa dare corso al pronunciamento chiederà alle scuole di raccogliere, entro il 26 settembre, i nominativi di quanti intenderanno usufruire del servizio mensa e quanti, invece, del pasto domestico. Per tutti, la ristorazione scolastica inizierà il 13 settembre. Le scuole che avranno individuato le soluzioni organizzative adeguate potranno iniziare il servizio di refezione mista dal 3 ottobre.
All’intervento di Federica Patti, hanno fatto seguito quelli dei consiglieri comunali.
Stefano Lo Russo (PD): “Continuo a non capire qual è l’intenzione concreta dell’Amministrazione. Cosa farete concretamente per risolvere le problematiche, evitare possibili strumentalizzazioni dei bambini e ridurre i costi della mensa? Come vi comporterete nei confronti del gestore del servizio mensa?”
Eleonora Artesio (Torino in Comune): “Il Consiglio Comunale dovrebbe valutare se rinegoziare a livello nazionale il fatto che il tempo formativo della mensa esca dalla classificazione di servizio pubblico a domanda individuale. È comunque ampia già oggi la discrezionalità dell’Amministrazione per quanto riguarda la partecipazione dei costi. Ora si stanno contrapponendo due egoismi: quello dell’Amministrazione comunale di determinare una partecipazione al costo troppo elevata; quello dei consumatori che intendono auto-tutelarsi rispetto ai costi troppo alti, senza considerare la dimensione collettiva e formativa. Non intervengo sulle soluzioni organizzative, ma chiedo di discutere se quello della mensa debba essere un servizio collettivo su cui investire, come io credo”.
Barbara Azzarà (M5S): “Anziché discutere sulle sentenze, dovremmo chiederci perché si è arrivati a questo punto e perché la vecchia Amministrazione abbia reiterato il bando scaduto ancora per un anno. Si è parlato di un servizio perfetto, all’avanguardia, ma non si è indagato sulla qualità degli alimenti e sulla scelta dei piatti indicati nei capitolati di gara, che poi in realtà vengono sostituiti. Dovremo fare attenzione nei nuovi bandi”.
Sostieni il tuo quotidiano Agorà Magazine I nostri quotidiani non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore