Ma restano le incertezze, visto che finora ogni cessate il fuoco è stato regolarmente interrotto dopo scambi di accuse tra regime e ribelli.
Sullo sfondo non si spegne la speranza che questa sia la volta buona, l’opposizione siriana conta sulla Russia, alleato della Siria per fare pressione su Bashar Al Assad perché rispetti la parola data.
L’impegno finora espresso dalle parti è stato salutato dalla diplomazia turca, britannica, francese e dal capo della diplomazia europea Federica Mogherini.
Il cessate il fuoco è frutto dei lunghi negoziati condotti questo venerdì dal Segretario di Stato Statunitense John Kerry e dal capo della diplomazia russa Sergueï Lavrov.
L’intesa prevede per entrambe le parti la possibilità di condurre raid aerei contro le roccaforti jihadiste, con l’impegno di Washington a convincere i gruppi di ribelli loro alleati a dissociarsene. In particolare nelle province di Aleppo e Idlib.
A poche ore dall'annuncio della prossima tregua, tuttavia, i caccia del regime siriano hanno bombardato Aleppo, nel nord del Paese. Secondo quanto riferisce l'emittente televisiva "al Jazeera", i caccia di Damasco hanno colpito la zona del mercato delle verdure, in mano ai ribelli, provocando la morte di 20 persone. Il tenente Abdel Salam Abdel Razzaq, portavoce delle brigate Nureddin al Zankiti dell'opposizione, ha riferito all'emittente televisiva "al Arabiya", che gli scontri sono aumentati di intensita' inqueste ore su tutti i fronti a sud di Aleppo. La battaglia piu' violenta e' in corso nel quartiere di al Amiriya.
Più tardi, tramite l'agenzia di Stato Sana, Damasco ha fatto sapere di aver approvato la tregua. "Il governo siriano ha approvato l'accordo su una tregua ad Aleppo per ragioni umanitarie", hanno riferito "fonti informate".
L'accordo per il cessate il fuoco potrebbe preludere, se reggera', ai primi attacchi congiunti di Mosca e Washington contro le postazioni dell'Isis e del fronte Fateh al-Sham, nuova incarnazione dei qaedisti di Al-Nusra. Il vertice di Ginevra ha visto cosi' i capi delle due diplomazie, Sergei Lavrov e John Kerry, trovare una sinergia impensabile anche solo pochi mesi fa, quando la Casa Bianca aveva bollato come una "provocazione" la proposta del Cremlino di bombardamenti coordinati contro Daesh. La condizione per iniziative congiunte russo-americane contro i jihadisti e' pero' che le fazioni da loro sostenute, e in lotta tra loro, rispettino il cessate il fuoco.
"Oggi gli Usa e la Russia stanno annunciando un piano che speriamo riduca la violenza, allevi la sofferenza e ridia impeto a una pace negoziata e a una transizione politica in Siria", ha dichiarato il segretario di Stato Kerry. "Concorderemo insieme attacchi contro i terroristi che verranno condotti dalle forze aree russe e americane", ha invece affermato Lavrov, "abbiamo concordato le zone nelle quali questi attacchi verranno condotti".
A porre una settimana di tregua effettiva come condizione minima per bombardamenti congiunti contro i terroristi e' stato il Pentagono, dopo le dichiarazioni di Lavrov, il quale ha avvertito che Mosca "non puo' garantire al 100%" che tutte le parti coinvolte obbediranno. Nondimeno, ha aggiunto il capo della diplomazia russa, "il governo siriano e' stato informato da noi di questi accordi ed e' pronto a rispettarli". La discussione sul destino di Assad viene ancora una volta rimandata a un secondo momento. Quel che e' certo e' che i tempi nei quali una sua rimozione era considerata necessaria dagli Usa per avviare la transizione sono ormai passati.
La festa islamica di Eid al-Adha, ovvero la Festa del Sacrificio, segna l'inizio del pellegrinaggio verso la Mecca e portera' probabilmente da lunedi' sollievo alla martoriata popolazione siriana. Nella tradizione islamica questi sono "i giorni della letizia" e in Siria i dati della guerra civile sono terrificanti: dal 2011 quasi 300mila morti e piu' di quattro milioni di sfollati su una popolazione di circa 18milioni di persone.
Gli Stati Uniti si sono impegnati a convincere l'opposizione moderata siriana a separarsi dal fronte Al Nusra, che ora si fa chiamare Fronte Fateh al Sham e che ha annunciato il proprio distacco da Al Qaeda. Spiegare la situazione siriana e' molto complicato: il regime di Assad controlla Damasco, Homs, Latakia e, a grandi linee, la parte occidentale e meridionale del Paese compresa la fascia costiera. Le stesse forze di Assad stanno cingendo d'assedio Aleppo, ma l'intesa di Ginevra prevede il loro ritiro per permettere l'accesso degli aiuti umanitari.
Assad e' sostenuto da Russia, Iran, Cina e dagli Hezbollah sciiti libanesi. Lo stesso Assad e' di fede alauita, un gruppo religioso musulmano sciita. Sua moglie, Asma al Akhras, e' di fede sunnita. Insieme hanno tre figli.
Ad Aleppo l'opposizione moderata siriana ha finora la sua roccaforte. Sono appoggiati dall'Occidente, Arabia Saudita e Qatar, ma l'intervento russo ha rafforzato le forze fedeli ad Assad e Aleppo e' ora di fatto circondata. Incerta la posizione della Turchia che, pur essendo un Paese della Nato, ha prima abbattuto un caccia russo, ma ha poi aperto un dialogo con Putin e Assad. E' tuttora sotto processo un giornalista turco che provo' la consegna di un carico di armi dalla Turchia all'Isis.
Il vero nemico della Turchia non e' Assad ne' l'Isis, ma i curdi. Nel nord della Siria e nel nord dell'Iraq i curdi vogliono una loro regione autonoma. L'Occidente ha chiesto e ottenuto dai peshmerga curdi di combattere contro l'Isis (riconquistata la citta' di Kobane), salvo tacere di fronte ai ripetuti bombardamenti turchi contro i curdi.
L'Isis, detto anche Daesh o Stato islamico, occupa un'ampia area della Siria orientale e dell'Iraq. Ufficialmente nessuno appoggia il gruppo di Abu Bakr al Baghdadi, ma l'Isis in questi anni ha venduto petrolio. E se c'e' qualcuno che vende, c'e' anche qualcuno che compra. Le Chiese cristiane, riunite in Giordania, hanno pubblicamente chiesto di non vendere piu' armi ai terroristi. Il regime di Assad ha tolto all'Isis la citta' di Palmira, ricchezze archelogiche comprese.
Finora la guerra in Siria ha causato 290 mila morti, ha provocato l’esodo di milioni di siriani e costretto migliaia di persone a restare imprigionate nelle città sotto assedio per i combattimenti in condizioni di sopravvivenza.
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