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Sabato, 01 Ottobre 2016 00:00

Renzi, senza voti destra referendum perso

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Roma - "Chi guida la coalizione che vota No al referendum costituzionale lo fa perché non è interessato al merito ed è interessato solo alla persona del presidente del Consiglio.

Sono loro che personalizzano, non io". Matteo Renzi rimette in ordine i pezzi sulla scacchiera e, dalle colonne del Foglio, attacca sì le opposizioni che "hanno un obiettivo nobile, dal loro punto di vista: buttare giù il governo" e lancia loro la sfida dicendo "provate pure a buttarmi giù, ma fatelo quando ci saranno le elezioni politiche, non fatelo oggi che si vota su una riforma storica". E, in serata, a Perugia il premier chiarisce: "Questo referendum avrà delle conseguenze, sia nel caso che vinca il sì o che vinca il no. Sarà un momento decisivo per il futuro del Paese".

Soprattutto, il premier chiarisce quale sia il target della campagna elettorale: "Inutile girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. La sinistra, oramai, è in larghissima parte con noi. Direi che la stragrande maggioranza è con noi. La questione vera oggi è la destra. E l'elettore di destra, oggi, si trova davanti a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito, vota Sì e sono certo che alla fine andrà così". Poi in serata una stoccata a D'Alema: "è un esperto di lotta fratricida in casa. Citofonare Prodi, citofonare Veltroni per sapere di cosa stiamo parlando". Parole che rinfocolano lo scontro con la minoranza Pd, dalla quale arrivano segnali ben più frontali che nei giorni scorsi, quanto ai possibili scenari in caso di sconfitta del Sì. Da un lato, Pier Luigi Bersani ripete che il referendum costituzionale "è importante ma è stato un errore clamoroso farne un giudizio di Dio, che ci espone a speculazioni di ogni genere, finanziarie e politiche". Dall'altro, è Gianni Cuperlo a guardare avanti. Chiarito che "'il referendum si vince a destra' non è una bella frase detta dal segretario del Pd, e non è una bella frase detta dal presidente del Consiglio" perché bisognerebbe "tenere assieme questo Paese", il leader di SinistraDem si richiama "alla coerenza dell'uomo" per dire che "manterrà l'impegno" a dimettersi in caso di vittoria del no.

E allora, "sarebbe questione del Presidente Mattarella - osserva ancora Cuperlo - se reinvestire Renzi o pensare a soluzioni diverse". Incalza Roberto Speranza: "Non vorrei che il giorno dopo il referendum ci ritrovassimo tutti iscritti al partito della nazione e il Pd svuotato di idee ed elettori". Infine, per Miguel Gotor le parole di Renzi "confermano il sospetto che il fronte del sì e i relativi comitati al di fuori del Pd costituiscano la futura architrave di un nuovo schieramento che punta a trasformare il Pd in un partito della nazione neo-centrista". Le parole del premier, per Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, sono argomenti più che sufficienti per le ragioni del No: "Dice Matteo Renzi in un'intervista pubblicata oggi che se gli elettori di centrodestra giudicheranno la riforma nel merito non potranno che ritrovarcisi in pieno e votare Sì perché, spiega, la sua riforma costituzionale è quella che voleva Berlusconi. Serve altro per spiegare perché noi diciamo No a questa riforma?". Il ministro Angelino Alfano, però, avverte: "Il tema è che tanti puntano non a un'Italia migliore ma a far cadere Renzi", ma "tanto non c'è alternativa a questo governo". (AGI)

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