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Martedì, 04 Ottobre 2016 00:00

Riflessioni sulla poesia

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La poesia contemporanea non può prescindere dalla situazione socio-culturale in cui versa il mondo odierno. Molti poeti hanno fatto della ricerca la loro bandiera, allontanandosi dalla vita.

Si deve sdoganare la poesia e attualizzarla, dando spazio alle emozioni e alla lotta contro le ingiustizie. Il poeta deve sporcarsi le mani andando in prima linea.  La poesia di Ungaretti è un esempio in tal senso. Il grande Poeta ha creato un linguaggio nuovo e moderno partendo dalla tragedia, vissuta in prima persona, della trincea.

Oggi è necessario fare la stessa operazione, partendo dalla quotidianità.  Solo così la poesia può diventare fonte di cambiamento. Dall’osservazione dei passeggeri che ogni giorno usufruiscono della metropolitana a Milano è nata la mia poesia Solitudine

Inscatolati

nel ventre della terra

corriamo, spintonandoci

come monadi impazzite.

Deflagriamo

le nostre solitudini

lungo cunicoli

senza contorni,

le nostre coscienze,

coni d’ombra

filo spinato d’anima.

Ho sempre considerato il poeta la coscienza civile della società. Spetta alla poesia precorrere i tempi e tracciare un percorso che porti alla riflessione sul senso. Lo scambio tra uomini resta l’unica possibilità per migliorare la nostra vita e il dialogo tra anime, dove Autore e Lettore costruiscono insieme la poesia sarà la strada maestra da percorrere. Il linguaggio poetico sarà il mezzo che aiuterà la ricerca della verità, sia quando affrontiamo tematiche sociali, sia quando si farà più intimista e si rivolgerà all’esplorazione delle nostre emozioni.

Implodere!

Implodere!, perché implodere?

Perché chiudere il cuore

nella fredda stanza

non rischiarata dal sole!

Intorno tutto muta

e colora d’intensa emozione

mentre un raggio

chiede d’entrare

a sciogliere il profondo gelo

che da tempo rende vana

ogni speranza d’amare.

Malgrado si parli di complessità del mondo, ritengo che l’uomo quanto tale sia immutabile nei secoli. Le problematiche dell’esistenza non si sono modificate e le domande pregnanti sono immortali. Spetta alla poesia cercare di rispondere a queste domande, esplorando tutti gli anfratti e i coni d’ombra che ci sono propri.

Oltre ruoli

maschere e convenzioni

è il vivere

che scava l’anima,

denudando la verità

 

La professione che svolgo di educatore in una Fondazione a Cesano Boscone, vicino a Milano, che si occupa di persone disabili , malati psichiatrici e anziani ha influenzato molto il mio modo di fare poesia e di vedere la realtà che ci circonda. Nel convivere con la disabilità sia psichica che fisica troviamo molta poesia. Negli occhi di queste persone si vede l’anima, perché non indossano le maschere che noi cosiddetti normali indossiamo quotidianamente.

La poesia dovrebbe cercare, almeno nella mia visione, di far vivere questi momenti. Il nostro correre, il nostro essere perennemente insoddisfatti ha come contro altare la gioia e l’attenzione alle piccole cose, propria della persona disabile.

Questa è già Poesia con la p maiuscola. La capacità di vivere le emozioni senza paura di essere giudicati e il sorriso con cui sono affrontate le vicissitudini del quotidiano, da chi troppo spesso con superficialità riteniamo “ sfortunato”, solo perché non rientra negli schemi della nostra società c’insegna il senso della vita, quello più autentico e profondo. L’amore in tutte le sue sfumature e spogliato dagli orpelli della normalità.

Normalità

Le catene di quelle case,

dalle sbarre tutte uguali,

ci invitano a sognare,

a cercare un luogo

dove l’alba incontra l’imbrunire,

dove il saggio e il folle

trovano insieme le risposte,

che chi è normale

neppure in sogno si osa dare

eppur cogliamo nei suoi occhi

la tristezza di chi sa,

che le catene e le sbarre della società

a poco a poco lo aiutano a morire

nell’illusione di aver vissuto la normalità.

Ecco l’uomo di oggi non sa più sognare o meglio ha paura di abbandonarsi ai sogni. Ciò che c’insegnano le persone disabili è proprio questo la voglia di lasciarsi andare alle emozioni. Poesia è poi piacere di stare insieme e incontro tra anime che sfocia nella lirica. La collaborazione e l’incontro sono fondamentali per creare e amare la poesia.

Da uno di questi incontri con una poetessa di Velletri, Alessandra Giovagnoli, sono nate diverse liriche scritte a 4 mani.

Tracce

Quante tracce

lasciate dalla vita

portano al mare,

al vento tra gli scogli

e si trasformano

in gocce di salsedine.

Batte l’onda sul cuore

coglie il respiro

di una conchiglia,

il vento tra le mani

distesi ad ascoltare il mare.

La poesia è veicolo di comunicazione in quanto parla all’anima e alla parte emotiva dell’essere umano. E’ dialogo con l’autentico ed espressione delle nostre emozioni, che cercano solo un canale privilegiato per emergere e lo trovano nel verso, che parla direttamente all’anima senza bisogno di interpretazioni.. La poesia va “sentita” prima che capita, come va sentito il mistero che fa di ogni vita un’esperienza unica degna di essere vissuta, momento per momento in tutti i suoi percorsi, anche quelli più difficili.

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