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Martedì, 18 Ottobre 2016 00:00

I popoli europei in silenzio guardano con fiducia al Brexit

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Pensate che le potenti lobby economico finanziarie che detengono le leve del potere si metteranno da parte? Credo proprio di no, cambieranno le strategie, hanno capito che il controllo dei media “affittati” a suon di contratti pubblicitari per diffondere le paure ed  indirizzare il voto non fa più presa sui cittadini, l’esempio eclatante lo abbiamo visto nel recente Referendum tenuto nel Regno Unito.

Con gli esperti di comunicazione cercheranno nuove forme di a condizionamento progressivo, ci faranno metabolizzare a piccole dosi, i mali del socialismo progressista, di cui sono principali assertori i potenti uomini della terra.

Verranno creati falsi leader dal pensiero duale, in grado di inocularci informazioni falsamente contrarie all’Ordine Internazionale precostituito e le improvvise alzate di scudi che fanno credere che siano per l’interesse della Comunità, in realtà sono state concordate nei salotti di “pelle umana” di Wall Street.

La messinscena teatrale servirà solo per riprendere il controllo della situazione. Chi nasce Squalo solo per poco tempo è disposto ad indossare l’abito da Delfino.

La Rete è l’unico mezzo per uscire dall’informazione preconfezionata per lettori passivi, e chi è nella stanza dei bottoni lo sa, sono gli stessi che stanno pompando denaro nella fondazione Clinton, sperando di fermare la macchina dei movimenti no-global che stanno spuntando come funghi.

Trovo inaccettabile che capi di governo possano schierarsi spudoratamente con uno dei due contendenti nelle elezioni presidenziali, sostenendo anche economicamente, la loro campagna elettorale, sarebbe prodomo sapere da quali fonti proviene il denaro donato alla Fondazione Clinton dal premier italiano Matteo Renzi.

Le elezioni statunitensi sono solo una punta dell’iceberg, posso dire che la fine dell’era economica della globalizzazione e dei fondamentalisti del libero mercato è al capolinea. Sono convinto che proprio grazie a questi risultati elettorali che verranno dagli Stati Uniti, che delinea uno spaccato pressoché simmetrico della società americana, si apra per l’Europa un capitolo nuovo di storia che ci faccia uscire dalla crisi e che ci offra un futuro di crescita prospera, duratura e giusta, non più a favore di pochi e a scapito degli altri.

Nulla ha insegnato all’Europa il tracollo della potente banca d’affari Lehman Brothers, si sono fatti cogliere impreparati, eppure il tempo per attuare le manovre di difesa giuste non mancava. Gli anni sono passati da quel 15 settembre del 2008, anno il cui la banca si avvalse del Chapter 11 (la legge che permette alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario), ma a distanza di 8 anni dalla quella che è considerata la più grave crisi finanziaria dal dopoguerra, in Europa si continua nello scontro tra i fautori dell’austerità (Germania) e tra chi chiede maggiore flessibilità, possibilità di maggiore indebitamento (Italia).

Questo modo di agire mi preoccupa, significa che la crisi esplosa nel 2008 non ci ha insegnato nulla, visto che si continua con politiche economiche non appropriate che non producono effetti sperati.

Possibile che non si capisca questo, e si continua ad agire in modo errato? Continuando a persistere con queste politiche emergeranno gli effetti perversi provocati dalla continua stampa di moneta con tassi di interesse ai minimi storici in Europa. Le lobby finanziarie sanno ma non intendono apportare correttivi, pensano di continuare a sovvertire il popolo, che malauguratamente per loro, hanno intuito il gioco che si nasconde dietro i problemi dell’economia occidentale.

La globalizzazione che ci hanno servito su un piatto dorato senza regole, una economia ultra liberista che ha permesso posizioni di monopolio e il peso di un sistema lobbystico finanziario che, con le grandi multinazionali decidono anche i trattati (Ttip) da imporre ai paesi occidentali, hanno svegliato le coscienze dei cittadini che non intendono più essere attori passivi, ma essere partecipi alle decisioni che vengono prese dall’Europa sulle loro teste, le proteste di piazza contro i trattati segreti del Ttip e del CETA sono la dimostrazione di una società in movimento che non intende più farsi calpestare. Dalla rivolta elettorale che si respira negli Stati Uniti, Austria e Italia, dipenderanno le scelte di manovre giuste per uscire dalla crisi.

Al momento ancora non avverto idee e proposte costruttive per il rilancio dell’economia e del processo di integrazione europea. Abbiamo leader dalle idee ristrette che pensano solo ad una maggiore flessibilità, utile solo ai fini del consenso elettorale. Non si risolvono i problemi spendendo di più, aumenta solo il debito pubblico che peserà come un macigno sulle generazioni future.

Quando le idee mancano, anche le analisi sono povere di contenuti.

E’ chiaro che nel momento attuale non si può pensare di stringere la borsa della spesa per superare le difficoltà, ma è altrettanto vero che maggiore flessibilità, apporterebbe benefici solo temporanei all’economia dell’Europa.

La spiegazione è la stessa che abbiamo riscontrato nelle politiche della BCE, che pur concedendo denaro facile a tasso ibernato, il risultato è stato il crollo verticale dell’economia, senza crearne le premesse di un suo rilancio.

La spiegazione che non vogliono capire i leader politici, soprattutto quelli che chiedono di poter spendere di più, è che non ci troviamo al cospetto di una normale crisi finanziaria, siamo di fronte ad una crisi del sistema economico che parte da lontano e a cui si sarebbe dovuto far fronte decine di anni fa.

La strada per uscire dalle paludi c’è, bisogna immediatamente di apportare le misure idonee all’attuale sistema vigente per ottenere una ripresa vera, basta con gli antitumorali, bisogna che il chirurgo asporti la massa malata per il rilancio dell’economia.

Si può curare il malato combattendo le metastasi deflazionistiche attuali, frutto di una globalizzazione selvaggia, che va dalla destabilizzazione dei mercati del lavoro, ai vari Job introdotti in Germania, Italia e Francia come alternativa alla disoccupazione, che in realtà non ha fatto altro che precarizzare il lavoro. Con il lavoro a tempo determinato, non si creano le basi di una famiglia, non decolla il mercato edilizio, non decollano i consumi, ma questo i politicanti non lo capiscono, anzi fanno finta di non capirlo, a loro fa comodo avere cittadini in stato di bisogno, facilmente manovrabili con il pretesto di un’offerta di lavoro in cambio del consenso elettorale.

L’Europa se fosse stata più attenta prima di introdurre i diabolici Job, forse non avrebbe fatto queste scelte scellerate. Il Giappone è stato il primo paese in cui è stato introdotto lo strumento del Job, pensando di risolvere il problema dell’occupazione, in realtà la ripresa che tutti si auspicavano è risultata solo temporanea e si è andata a spegnere nel momento in cui i finanziamenti statali si sono esauriti.

Gli investimenti non hanno fatto che creare un sistema perverso di appropriazione indebita di denaro pubblico da parte degli imprenditori. Il Giappone ha investito miliardi di $ per ottenere un ritorno limitato, l’identica situazione si è riscontrata in Italia. Se i miliardi di Euro con cui il Governo Italiano ha finanziato il Jobs Act lo avesse, facendo tesoro degli errori giapponesi, devoluto alle PMI, imprenditori abituati ad investire del proprio lavoro, si sarebbero creati milioni di posti di lavoro con ricadute notevoli nell’economia reale del paese.

La BCE in Europa è intervenuta per limitare la sofferenza della crisi in quei Paesi gravati da pesanti debiti pubblici offrendo il denaro a costi artificialmente bassi, e comprando i loro titoli di Stato, ma parliamo sempre di palliativi, le borse sono state favorite, ma chi ne ha tratto beneficio sono stati i soliti speculatori.

In realtà il denaro a costo zero non ha stimolato nei i consumi, ne gli investimenti, questo perché le banche invece di finanziare le imprese, lo hanno destinato per i loro problemi di sopravvivenza, si sono liberati degli strumenti Derivati che pesano nei loro bilanci.

Si capisce che ci troviamo di fronte ad una situazione particolare, un quadro economico anormale, se fosse normale, la stampa di moneta e i tassi negativi della BCE, avrebbero dovuto far parlare di un boom economico, ma purtroppo non è così, i segnali di una crescita lenta sono sotto gli occhi di tutti.

Le élite europee non prendono provvedimenti, non emanano misure appropriate e questo ormai è maturato nel cittadino elettore che ricorre all’arma del voto per punire i leader politici che si attardano nelle riforme, quelle urgenti per il rilancio dell’economia.

Uno dei principali filtri alla crescita dell’economia, è l’Euro, moneta di scambio, che necessita di maggiore protezionismo per consolidare i mercati del lavoro, soprattutto in paesi dove il lavoro è privo di tutele, è fondamentale una nuova visone del sistema politico ed economico del settore finanziario.

Se l’Europa continuerà a temporeggiare, saranno le rivolte silenziose nelle urne a ricordare all’Europa che senza riforme ci si appropria del futuro delle prossime generazioni e gli elettori non lo permetteranno.

Gli Stati Uniti sono lo specchio di quanto accade in Europa. La FED, fa trapelare che il mercato del lavoro è in crescita per poter applicare un aumento dei tassi, ma stranamente non ritocca i tassi, se non accade è perché l’economia degli Stati Uniti è dopata.

Quello che la Clinton ed Obama continuano a ripetere di un Paese in crescita, un’economia che tira e crea occupazione, tutto questo è solo un castello di sabbia, la realtà è ben più drammatica.

Nonostante i tassi bassi vicini allo zero, gli investimenti diminuiscono, la produttività è ridotta al lumicino. L’Amministrazione Obama chiede l’aumento dei tassi alla FED, che puntualmente rinvia, per illudere il popolo americano che l’economia è in risalita e la Clinton è la presidente che proseguirà nel cammino di miglioramento intrapreso dalla sua Amministrazione.

La verità è tragica, il debito pubblico non è più finanziabile, e la Cina non ha più interesse ad investire nel debito pubblico americano ecco spiegato il nervosismo che c’è tra Obama e FED.

Negli Stati Uniti si respira aria di cambiamento e Donald Trump è l’uomo che rappresenta questa grande fetta di popolazione, quella che vive di sussidi, lavori saltuari, vive in quartieri fatiscenti, non ha protezione sanitaria, frequenta le scuole pubbliche.

Trump non è più il solo ad esprimere gli effetti negativi della Globalizzazione, anche illustri economisti (Tiglitz, Krugman e Sachs tra i più stimati), si schierano contro gli effetti negativi della globalizzazione, sono gli stessi economisti, che avevano nel passato elogiato le proprietà taumaturgiche della globalizzazione, gli stessi, oggi rivedono le posizioni dopo il fallimento della globalizzazione nelle economie avanzate.

E proprio dalle prossime elezioni americane, grazie ad un voto contro le élite economiche, finanziarie e politiche potrebbe giungere quella svolta politica indispensabile per uscire dalla crisi. Per chiudere la mia lunga analisi posso dire che abbiamo perso una occasione, la crisi non ci ha insegnato nulla, le lobby economico finanziarie continuano imperterrite a dominare le economie occidentali e a destabilizzarle quando si tenta di opporsi, vanno avanti senza freni impongono la globalizzazione che arreca solo disuguaglianze sociali e crisi economica.

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