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Sabato, 22 Ottobre 2016 14:37

Perdonaci Yeshùa

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Sandro Botticelli, La Crocifissione simbolica è un dipinto a tempera su tela (73,5x50,8 cm) , databile al 1502 circa e conservato nel Fogg Art Museum dell'Università di Harvard a Cambridge (Massachusetts). Sandro Botticelli, La Crocifissione simbolica è un dipinto a tempera su tela (73,5x50,8 cm) , databile al 1502 circa e conservato nel Fogg Art Museum dell'Università di Harvard a Cambridge (Massachusetts).

Yeshùa lo straniero all'urbe, il nazareno Yeshùa, arrestato, imprigionato, umiliato, flagellato, schernito, percosso, Il Figlio di Dio Padre, si il Figlio di Dio, Gesù il Cristo, martoriato, offeso, bestemmiato.

Nel nome di Cesari ed Augusti, nel nome dell’uomo è stato condannato l’inviato da Dio, si il Messia condannato dagli uomini, con la più atroce e terribile delle morti, quella del legno, quella della crux .

Il corpo inchiodato si contorce su quella lastra di ghiaccio tra sangue, brividi e disperati respiri, con i carnefici che in basso ridono non ancora stanchi di tanto dolore, scherno tra sangue e sete, risate guardando quel corpo che in un respiro sempre più veloce ed affannoso lotta ancora, e loro non ancora soddisfatti continuano eccitati in quella gioia che aumenta nella sofferenza di chi muore.
Un altro respiro, ed un altro ed un altro ancora, tra altre risate ai suoi piedi, e poi l’ultimo affannoso e lento con la testa che cade veloce verso il basso in un lungo silenzio ovattato. Una folata di vento improvvisa, un fortissimo, folgorante boato e la terra oscilla, sussulta, traballa e loro i carnefici corrono atterriti, con altri fermi, bloccati dalla paura. Il panico, il cuore in gola, il terrore, la confusione.

E dopo silenzio ed il grande dolore, le urla disperate, quelle di una donna, che nessuno ha il coraggio di fermare, una donna che si lancia ai piedi della croce, accartocciandosi, ripiegandosi su se stessa. Tremante si solleva in piedi sussurrando qualcosa, piangendo si dispera ricadendo per terra, aspetta di riavere quel corpo, quello del figlio per riscaldarlo ancora tra le sue braccia, il corpo del suo unico figlio deriso, arrestato, imprigionato, umiliato, flagellato, giudicato e condannato al legno, una lastra di ghiaccio di sofferenza e scherno chiamata croce

“Perdonaci, perdonaci Gesù” con i Tuoi occhi già in alto in quel silenzio, in quel lungo silenzio rotto solo dalle urla disperate di dolore di una Madre che rimane ai piedi della croce, di una Madre che non Ti ha voluto mai abbandonare.

Il cielo è già pronto, le nuvole abbandonano il loro pianto, se solo anche gli uomini potessero vedere da lassù….loro, formiche avvinghiate ad un piccolo sasso che chiamano mondo, continuano a credersi dei giganti

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