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Mercoledì, 26 Ottobre 2016 00:00

Vergogna Gorino, l’Emilia ci ricorda ben altro, 12 donne respinte dall’egoismo

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Ci ricorda la solidarietà che non chiede nulla in cambio, ci ricorda i terremoti e le tende, le roulotte. Ci ricorda le storie di integrazione che centinaia e migliaia di migranti hanno vissuto.

Parliamo di persone che scappano dal terrore in un pianeta che non è proprietà di nessuno e nessuno può aver colpa di essere nato in una casa dov’è scoppiata una bomba.

Viviamo su falsi miti, ingigantiti da chi fa politica xenofoba. Uno dei miti è la popolazione. Quello che stiamo consegnando al futuro dei nostri nipoti un disastro. Prima si pensava all’aumento della popolazione come distruttore del mondo. Per il mondo occidentale questo non è più vero perché non esistono più le famiglie di prima con 4/5 figli. Ora al massimo due ed è crescita zero. Questa è scienza demografica. Con meno di due si regredisce. La Regione Toscana ha fatto i conti tra 80 anni saranno 600 mila in meno, portando questo dato sul paese superiamo i 10 milioni. Già ora la maggioranza della popolazione vede gli anziani fuori dal lavoro superare la forza più giovane e produttiva. Che significa che il sistema entrerà primo poi in default. E’ questo è problema dell’intera Europa. Questo non vuol dire gestire in modo approssimativo il tema dei migranti ma fare chiarezza. Giorni fa i radicali hanno prodotto un prontuario che è stato pubblicato su diversi giornali. Un elenco di otto punti per fare chiarezza sulle domande che spesso vengono fatte anche per strada.

 
1) La prima: "Siamo di fronte a un’invasione!". La replica: "Nell’Unione Europea, su oltre 500 milioni di residenti di ogni età (510 milioni) nel 2015, solo il 7% è costituito da immigrati (35 milioni), mentre gli autoctoni sono la stragrande maggioranza (93%, pari a 473 milioni). La quota di stranieri varia notevolmente tra i Paesi europei (il 10% in Spagna, il 9% in Germania, l’8% nel Regno Unito e in Italia, il 7% in Francia). È curioso, però, che i Paesi più ostili all’accoglienza degli immigrati sono quelli che ne hanno di meno: la Croazia, la Slovacchia e l’Ungheria, ad esempio, che ne hanno circa l’1%".
 
2. Ma non c'è lavoro neanche per gli italiani, non possiamo accoglierli!La risposta dei Radicale: "Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio, visto che tra il 2015 e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni, è invece necessario un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone: si tratta di un fabbisogno indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa".
 
3. Sì, ma questi ci rubano il lavoro!La replica: "Agli immigrati sono riservati solo i lavori non qualificati, in gran parte rifiutati dagli italiani: gli stranieri non riducono l’occupazione degli italiani, ma occupano progressivamente le posizioni meno qualificate abbandonate dagli autoctoni, soprattutto nei servizi alla persona, nelle costruzioni e in agricoltura: settori in cui il lavoro è prevalentemente manuale, più pesante, con remunerazioni modeste e con contratti non stabili. Dai dati più aggiornati del 2015, infatti, emerge che oltre un terzo degli immigrati svolge lavori non qualificati (36% contro il 9% degli italiani)".
 
4. Sarà, però ci tolgono risorse per il welfare."I costi complessivi dell’immigrazione, tra welfare e settore della sicurezza, sono inferiori al 2% della spesa pubblica.  Dopodiché, gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi previdenziali hanno raggiunto quota 11 miliardi, e si può calcolare che equivalgono a 640mila pensioni italiane. Col particolare che i pensionati stranieri sono solo 100mila, mentre i pensionati totali oltre 16 milioni".

5. Comunque i rifugiati sono troppi, non c’è abbastanza spazio in Europa!"Dei 16 milioni complessivi – scrivono i Radicali – solo 1,3 milioni sono ospitati nei 28 Paesi dell’Unione europea (8,3%), tra cui l’Italia (118mila, pari allo 0,7%). I Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati nel 2015 sono la Turchia (2,5 milioni), il Pakistan (1,6 milioni), il Libano (1,1 milioni) e la Giordania (664 mila)".
 
6. Certo, e allora li ospitiamo negli alberghi."I centri di accoglienza straordinaria sono strutture temporanee cui il ministero dell’Interno ha fatto ricorso, a partire dal 2014, in considerazione dell’aumento del flusso: le prefetture, insieme alle Regioni e agli enti locali, cercano ulteriori posti di accoglienza nei singoli territori regionali, e quando non li trovano si rivolgono anche a strutture alberghiere. Si tratta di una gestione straordinaria ed emergenziale, spesso criticata in primo luogo da chi si occupa di asilo, perché improvvisata, in molti casi non conforme agli standard minimi di accoglienza e quindi inadatta ad attuare percorsi di autonomia. Quindi sono uno scandalo non gli alberghi, ma la mala gestione e l’assenza di servizi forniti in quei centri improvvisati".
 
7. E diamo loro 35 euro al giorno per non fare niente!"In Italia, nel 2014, sono stati spesi complessivamente per l’accoglienza 630 milioni di euro, e nel 2015 circa 1 miliardo e 162 milioni. Il costo medio per l’accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato è di 35 euro al giorno (45 per i minori) che non finiscono in tasca ai migranti ma vengono erogati agli enti gestori dei centri e servono a coprire le spese di gestione e manutenzione, ma anche a pagare lo stipendio degli operatori che ci lavorano. Della somma complessiva solo 2,5 euro in media, il cosiddetto “pocket money”, è la cifra che viene data ai migranti per le piccole spese quotidiane (dalle ricariche telefoniche alle sigarette)".
 
8. Sì, però i terroristi islamici stanno sfruttando i flussi migratori per fare attentati e conquistare l’Europa!"Limitando l’osservazione al terrorismo islamista, i primi 5 Paesi con la maggiore quota di morti sono l’Afghanistan (25%), l’Iraq (24%), la Nigeria (23%), la Siria (12%), il Niger (4%) e la Somalia (3%). Le vittime dell’Europa occidentale rappresentano una quota residuale, inferiore all’1%. L`Italia è terra d’immigrazione con molti cristiani ortodossi: oltre 2 milioni tra ucraini, romeni, moldavi e altre

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