ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Quattro attentati soltanto nell'ultima settimana sono costati la vita a 163 persone. Una lunga scia di sangue per il controllo del territorio.

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Dietro l'attentato dinamitardo che ha colpito l'oleodotto libico Waha Oil Company, che porta della il greggio dal giacimento di Zaggut nel sud della Cirenaica al terminale di Sidra, sulla costa della regione orientale, ci sono cellule di Isis, ancora attive nel paese nordafricano dopo la debacle a Derna e Sirte.

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Molti hanno sottolineato come mai prima d'ora il presidente americano abbia condiviso messaggi così esplosivi. Uno dei tre video si è già scoperto non avere nulla a che fare con immigrati islamici 

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Con l'Isis sempre più debole, chi si spartirà le aree non controllate dal governo? Da quando la Russia è intervenuta, lo scenario bellico in Siria è cambiato molto, con gran parte dei territori controllati dai diversi gruppi armati tornati sotto la gestione del regime e dei suoi alleati.

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Sono state raccolte dall'ong Oxfam. "Il rumore del pianto dei bambini è assordante" .Odore di morte sulle strade. L'odore dei corpi in decomposizione, accelerata dai 50 gradi del deserto, di chi non è sopravvissuto alla fuga della popolazione civile da Tal Afar, ultima roccaforte dell'Isis in Iraq. 

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Secondo Site, il prossimo bersaglio dei jihadisti siamo noi. Gli articoli di Repubblica SoleChe l'Italia fosse nel mirino dell'Isis non è una novità. Tutti ricordano le minacce dirette a Roma (e la reazione ironica dei romani) di due anni fa, con tanto di hashtag #We_Are_Coming_O-Rome.

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 Moussa Oukabir, 18 anni, che avrebbe usato i documenti del fratello più grande per affittare il furgone con cui ha compiuto la strage del 17 agosto. Moussa, stando a quanto riferiscono i media spagnoli, sarebbe arrivato in Spagna una decina di giorni fa dal Marocco. l suo profilo Facebook non è più attivo, proprio come quello del fratello, che è stato oscurato poco dopo che la polizia ha diffuso la sua foto come possibile autore della strage.

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Lara Bombonati, alias Khadija, è in carcere alle Vallette di Torino, reparto alta sicurezza, per terrorismo. Di questa 26enne, convertitasi all'Islam dopo aver conosciuto il marito Francesco Cascio e finita nelle maglie dell'Isis, si sa poco.

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Lamya Aji Bashar abbassa lo sguardo quando parla, con un'espressione tra l'impaurito e l'incredulo. In pochi mesi, a soli 18 anni, la sua vita è passata dalla morte (rischiata, sfiorata e in alcuni momenti sperata) ad una nuova rinascita, da schiava del sesso in Iraq dove è stata rapida dai guerriglieri del sedicente Stato Islamico al Parlamento Europeo dove lo scorso dicembre ha ricevuto il premio Sakharov diventando così "ambasciatrice" del popolo yazida e paladina della lotta per i diritti umani.

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Immaginate che il più innocuo degli strumenti si trasformi in un'arma letale. Che il mezzo più economico e discreto per comunicare con gli altri, universalmente lodato perché garantisce la privacy contro gli 'effetti secondari' del sexting, diventi un veicolo di odio e violenza.

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