Le celebrazioni saranno un'opportunità di riflessione non solo sul passato e sul presente del servizio pubblico radiotelevisivo multimediale, ma anche sul suo futuro.
Dall'emittente nessuna nuova comunicazione sullo stop anticipato a "Non è l'Arena", finito nella bufera per aver ospitato un pregiudicato che lo scorso novembre aveva evocato un imminente arresto di Messina Denaro.
Il giornalista sotto scorta per le minacce della mafia si dice amareggiato: "Da molti non ho ricevuto neanche un messaggino telefonico di facciata". Poi annuncia: "E' l'ultimo anno di contratto con La7. Poi non escludo di entrare in politica".
"Confermo tutto, sono sotto scorta da due settimane ma non ho altro da aggiungere''. Così Massimo Giletti all'Adnkronos ammettendo quanto riportato dal sito Antimafia Duemila. "Il pezzo di Saverio Lodato spiega bene quanto è accaduto'', aggiunge il conduttore di 'Non è l'Arena'. Alla base del provvedimento ci sono le minacce indirizzate a Giletti dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, in merito all'uscita dal carcere di 300 mafiosi a causa dell'emergenza coronavirus. I nomi dei detenuti usciti di prigione sono stati letti dal conduttore durante la puntata di 'Non è L'Arena' il 10 maggio scorso.