Dopo il fallimento della mediazione tentata nella riunione con i rappresentanti del governo, lunedì sera, la maggioranza si è divisa sull'ordine del giorno al decreto Ucraina, presentato da Fratelli d'Italia, davanti alle commissioni Esteri e Difesa.
Il premier non intende recedere dalla necessità di arrivare all'incremento della spesa militare al 2% del Pil. Continua il braccio di ferro con il presidente del M5S, Giuseppe Conte.
Intanto il premier è al lavoro per rilanciare la strada del dialogo, cerca un contatto con il presidente russo Vladimir Putin, agendo sempre nel perimetro dell'alleanza atlantica.
I sì alla rielezione dell'ex presidente del Consiglio alla guida del MoVimento sono stati 55.618, i voti contrari 3.429. Hanno partecipato alla votazione 59.047 iscritti su 130.570 aventi diritto.
La richiesta di M5S punta a dilazionare nel tempo l'aumento degli investimenti per la difesa, rispettando comunque gli accordi presi con la Nato.
Il leader M5s Giuseppe Conte, alla vigilia del voto interno sulla sua leadership, avverte: "Se mi votate, sarò il presidente che dice 'no' a un aumento massiccio delle spese militari dello Stato, soprattutto in un momento del genere".
Il presidente della commissione Esteri del Senato, che ieri ha invitato il suo partito, il M5s, a uscire da un governo "interventista", ha deciso di non fare alcun passo indietro.
Il presidente della Commissione Esteri del Senato, che non vuole lasciare l'incarico, critica la scelta di ospitare in videoconferenza Zelensky in Parlamento, e chiede al suo partito di chiudere con il governo Draghi. L'ex premier: "Fraintende la linea del Movimento".
L'attuale presidente della Commissione esteri del Senato, di professione geologo: "Questo governo ha deciso di inviare armi all'Ucraina in guerra, rendendo di fatto l'Italia un paese co-belligerante".
L'ex premier ha riunito i direttivi di Camera e Senato per provare ad appianare divergenze e ribadire la volontà di seguire un unico percorso condiviso.