"La fontana unica al mondo che spilla vino" per festeggiare il tesoro di Bacco in un territorio "da valorizzare per i suoi prodottì agro-alimentare, le bellezze della sua storia e non per le industrie pesanti".
Si è conclusa nella mattina di oggi la marcia dei giovanissimi per i Diritti del Fanciullo nel Comune di Carosino nell'entroterra tarantino
Mentre Salvini, proprio in questo momento dice di abolire l'Anci a suo dire "inutile ente romano" e ci basta solo il titolo e non approfondiamo, parliamo di questo piccolo comune (7068 ab) della provincia di Taranto, dove Arcangelo Sapio l'oncologo sindaco ( nella foto di copertina) ci riceve col suo solit aplomb quasi inglese, che è più di medico che sussurra e non urla, aggiungendo, rispetto al centro di accoglienza: " siamo un piccolo Comune e faremo senz'altro di più".
Abbiamo parlato di Sprar e accoglienza, questo acronimo che vuol dire "Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati "(SPRAR) che è costituito dalla rete degli enti locali, ecco perchè l'esordio del leghista ed ecco perchè l'incontro al Comune di Carosino .
Nel dettaglio sono entrati, dopo l'avvio del Sindaco che tocca il cuore parlando delle sofferenze dell'umanità insistendo "sulle responsabilità dell'occidente", dopo l'assessore Giovanni Longo (qui nella foto con la giacca azzurra affianco a Pilò) che parla di questo nuovo impegno dell'amministrazione come risposta all'invito del Governo di muoversi nella direzione del fornire asilo ai rifugiati, Enzo Pilò e Angela Todaro dell'Associazione Babele che, nello spirito della sussidiarietà, hanno fornito idee e organizzazione per la creazione della prima casa famiglia autogestita in un appartamento di Carosino per sei rifugiati, uomini, che vivranno in autonomia cucinandosi da soli.
" E' la miglior risposta per dare concreto sostegno all'inserimento di queste persone, stabilendo un legame, come quello fornito a Grottaglie in un centro dove ci sono dieci minori assistiti e dieci adulti in autogestione" dice la Todaro.
Nel corso dell'incontro si è approfiondito, grazie ai due amici dell'associazione che dal 2003 si occupa di estracomunitari, quel''enorme massa di risorse che si muove attorno al sistema degli aiuti.
Uno studio della fondazione Leone Moressa ha realizzato il bilancio economico della presenza degli stranieri in Italia, come sottolinea un sito nazionale monitorando dati analitici: nel 2012 lo stato italiano ha speso12,6 miliardi di euro per l'arrivo di nuove famiglie di immigrati sul suolo italiano, ovvero l’1,57% della spesa pubblica corrispondente, mentre per lo stesso periodo lo Stato italiano ha ricevuto dagli stranieri nel 2012, 16,5 miliardi di euro dagli stranieri così suddivisi: Una parte delle entrate - vale a dire 7 miliardi di euro circa - deriva dal pagamento dell’Irpef (4,9 miliardi di euro), dall’imposta sui consumi (1,4 miliardi), sugli oli minerali (0,84), su lotto e lotterie (0,21) e per tasse e permessi (0,25). - A ciò vanno aggiunti 8,9 miliardi di contributi previdenziali per gli stranieri. - Il totale delle entrate di16,5 miliardi di euro nel 2012 ha quindi coperto con scarto i 12,6 miliardi di spesa pubblica. I cittadini stranieri hanno fruttato 3,9 miliardi di euro all’economia italiana.
Riporto parte di questo studio, per smentire quanti affermano che il tema immigrati comporti un danno per il Paese, ma anche il fatto che questa risorsa, come sottolinea più volte Pilò di Babele: "nell'emergenza immigrati alimenta il sottobosco malavitoso che è scoppiato a Roma con Mafia Capitale, ma è diffuso sul tutto il territorio nazionale".
Ma come nasce questo aspetto negativo sull'uso delle risorse? Risponde Enzo Pilò
" Dalla gestione straordinaria dei CAS che sono i Centri di accoglienza per gli immigrati che per essere legati all'emergenza permette di spendere senza controlli 900 euro al mese per ciascuno immigrato, mentre per noi e per i Comuni che gestiamo i centri previsti dallo Sprar esiste l'obbligo di fatturazione e quindi non c'è manipolazione di danaro".
Sulla gestione delle loro case parla più diffusamente Angela Todaro (qui sotto nella foto) che si sofferma sul " legame che si costruisce nel tempo con questi ragazzi dandogli tutti gli strumenti per inserirsi nella vita futura".
La mia domanda è riferita a quanto in questi giorni sta avvenendo in Toscana - con il numero di telefono attivo per le famiglie che vogliano ospitare - esperienza che si sta diffondendo nelle regioni, con un segno + a mio avviso per la formidabile esperienza che possono fare le famiglie accogliendo un profugo dalla guerra o dalla miseria. Pilò parla di una idea già contenuta in un loro report, ma è la Todaro che risponde più diffusamente inserendo una riflessione interessante: " oltre al fatto di fare un'esperienza positiva, non nascondiamo questa integrazione di reddito che possono avere le famiglie al Sud, anzi potrebbe essere un'occasione di rilancio del mezzogiorno".
L'utilità dell'incontro sta nello sbrogliare la matassa che spesso è confusa dai titoli dei giornali o da articoli che girano intorno o raccontando la miseria nera della cronaca, o delle uscite dei leader politici.
Pilò parla di una polemica con il Quotidiano che titolava: "Migranti, solo in sette a posto per i documenti" specificando, in una lettera di risposta, che il richiedente protezione internazionale se fa ricorso la Questura rilascia un nuovo permesso di soggiorno che continua a consentire la regolare permanenza del ricorrente sul territorio e questo dovrebbe essere, la condizione attuale della totalità dei richiedenti protezione internazionale laddove l'ente di tutela gestore della struttura di accoglienza agisca, come previsto dalle convenzioni sottoscritte con la Prefettura, a sostegno dell'effettivo esercizio del diritto da parte del richiedente protezione.
Se appunto c ‘è questa professionalità, non nei Cas spesso gestito da improvvisate associazioni di volontari in una palestra, come la Ricciardi di Taranto dove non c’è possibilità di alcun rapporto personale con i migranti.
Insomma l'Italia si attrezza per dare risposta a questo esodo che cambia il mondo, l'incontro di oggi è sicuramente sulle nuove regole, il Comune di Carosino parte col piede giusto.
Col sindaco di Carosino, Dr Arcangelo Sapio, abbiamo appuntamento nel suo paese, dopo aver chiuso il suo studio di medico a San Giorgio Jonico. Insieme ci rechiamo a Grottaglie per parlare con gli autori del libro “Pane al veleno” Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis.
In quel breve tragitto parliamo della Sagra del Vino di Carosino che avrà luogo dal 27 al 31 agosto. Storico rito che fa diventare il piccolo comune che ha superato i 7 mila abitanti luogo di attrazione di tutta la provincia per la festa di fine estate. Anche con la fontana che nella piazza centrale di fronte al Castello, spruzza vino per tutta la durata della festa. Tutta l’Italia festeggia il vino in questo periodo, del resto è prodotto nazionale. C’è però una punta di rammarico nel sindaco quando dice in modo schietto:
“Facciamo la festa ma oramai non produciamo più vino, le cooperative sono in liquidazione, le terre abbandonate, persino il fotovoltaico nei campi nel cuore dell’agro storico dove si produceva il primitivo”.
Ma come è accaduto tutto questo?
“La mancanza di una conclusione della filiera del prodotto, con la tutela del nome di origine, la definizione di un mercato, la commercializzazione. Cose che non ci sono mai state, eppure conserviamo ancora il Know-how agricolo del settore, perché per fare il vino non basta spremere l’uva, occorre disciplina, arte”
Si rischia una festa sottotono? Ma non è proprio vero che la fatina dell`industria non ammalia più?
“Alla prima domanda rispondo: nient’affatto, la festa sarà sempre un punto di riferimento, non chiudiamo la porta alla rinascita del settore; poi per quanto riguarda l’intervento dei giovani, è necessario che si approccino all’agricoltura non con la motivazione di un ripiego, ma con l’innovazione e tutto quel discorso che finora è mancato”
A proposito di Expo, io ricordo che nella mia passata esperienza di dirigente sindacale del settore agro-alimentare, che nel 1989 si parlava a Taranto, in numerosi simposi di Riconversione Industriale, non è per questo che si affronta il Il risvolto sociale del dibattito con la presentazione del libro “Pane al Veleno”?
“E la finalità della sagra, riuscire a collegare il discorso su quale futuro del territorio, dell’agricoltura, non potendo prescindere da quello che è stato il ruolo della grande industria, cercando di capire come riusciamo a superare gli errori del passato”
Sta parlando dell’ambiente, di quello che nel libro viene descritto come “infelix culpa”?
“Non solo, ma anche attraverso quello che è avvenuto negli anni 60 con lo svuotamento della campagne attraverso un ruolo clientelare della politica che dove ha potuto ha portato mezzo paese a lavorare nell’Italsider, creando la figura del metalmezzadro metafora uscita dal giornalista Walter Tobagi venuto proprio da queste parti quando ci fu l’insediamento industriale.”
Una delle crisi che io ricordo è legata ad una parcellizzazione del settore in piccole imprese familiari, frutto delle passate riforme fondiarie, la scarsa propensione alla aggregazione di prodotto, la distanza dai bayer del mercato
Quest’ultima risposta e riflessione arriva quando siamo giunti a casa degli autori, di cui uno è maldisposto fisicamente e ci riceve a letto. Entrambi Ciro di nome, il primo è Petrarulo, un giornalista con una pluralità di esperienze in varie testate, che scrive la prima parte del libro in quanto è stato responsabile della comunicazione in tutti i suoi risvolti dell’Italsider e poi dell’Ilva. Fra i tanti libri usciti, sulla storia dell’impianto siderurgico di Taranto, abbiamo avuto quella del giornalista Roberto Raschillà dell’ex Corriere del Giorno, forse troppo difensiva della scelta industriale, oppure abbiamo anche un libro di Daniela Spera “Veleno” che racconta esperienze di approccio negativo con le imprese inquinanti, anche Pinuccio Stea, nel parlare dei sindaci che si sono avvicendati, affronta il tema Italsider.
Questo “Pane al veleno”di Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis è scritto, almeno per la prima parte, dal di dentro, da uno che ha vissuto 35 anni nel sistema metallurgico, da una postazione molto speciale, l’area della comunicazione. Mentre la seconda parte è scritta da un formatore comunicatore che parla più specificatamente del “veleno”, elaborando dati e statistiche.
Petrarulo è contento di incontrarci - il sindaco è anche suo medico-, e sbotta dicendo: “dal 2012 non è cambiato nulla!”.
Il riferimento è all’anno che lui nel libro, in un capitolo, definisce “anno orribile” L’anno dei primi arresti e l’avvio dell’inchiesta della magistratura tarantina su “Ambiente Svenduto” e l’anno del primo decreto “Salva Ilva”. In effetti in tre anni sono cambiati presidenti del Consiglio e numero dei decreti (per il momento siamo all’ottavo).
“Ho vissuto nell’Italsider e nell’Ilva dirigendo il giornale aziendale, conservo tutte le copie, anche di cose che i pochi che sapevano sono andati via” - dice osservando avanti a sè, come se avesse di fronte il suo archivio e non un ventilatore.
Anche quando arrivo Riva?
“No, il settore comunicazione fu chiuso, il privato non aveva bisogno di parlare con la città o dipendenti”
L’altro autore interviene parlando di quell’angolo di mondo che piaceva a Orazio, contrapposto alla realtà attuale. De Angelis punta molto a far emergere che il 2012: “sempre l’anno orribile, quasi per combinazione, il Sole24ore esce con la classifica delle città ponendo Taranto all’ultimo posto. Quindi nel libro ho analizzato gli indicatori assunti in quella classificazione”.
Ma è Petrarulo il più loquace. Sottolinea la peculiarità del suo scritto riferendosi ai documenti riservati che ha potuto conservare per il ruolo che aveva in azienda. Come, per esempio, la vicenda della vendita al privato."Qual era il valore dell’impianto siderurgico alla vigilia della vendita?" Ecco il retroscena scandaloso della svendita, oppure le avvisaglie dello stesso tecnico, incaricato dal governo, sulle: "criticità sociali e ambientali del raddoppio che furono mantenute segrete. " Questo e altro, come per esempio la cronaca della prima inchiesta del procuratore Sebastio contro le Partecipazioni Statali, quando era ancora Italsider, e tutto questo con una scrittura essenziale col taglio giornalistico esperto di un maestro del settore. Anzi ogni capitolo sembra un articolo di cronaca.
Del libro parleremo in una apposita recensione, perché merita un adeguato approfondimento. Qui mi sono limitato a descriverne i contorni, come un disegno a carboncino, così come venivano descritti dagli stessi autori. Col Sindaco, nel viaggio di ritorno, ritorniamo a parlare di questa manifestazione di fine estate. Del resto si è potuto fare poco, in quest’ultima stagione calda, perché tutti gli spazi sono in ristrutturazione e inutilizzati - Il riferimento è allo splendido cartellone dell’estate scorsa, musica, teatro, riti, che abbiamo documentato nel nostro giornale -.
Ma c’è una sorta di opzione etica che come un filo continuiamo a seguire nel percorso in auto. Il pensiero al libro, al messaggio da utilizzare nella festa dell’agricoltura che è la Sagra del vino. Così il medico oncologo, che lavora da 35 anni per ’Ant, mi dice nel saluto finale, come una sorta di un mantra: “dobbiamo insistere sul significato di un rapporto tra industria e agricoltura, che occorre rivedere, per capire il nostro presente, come evitiamo gli errori del passato.”
E io aggiungo, nel salutarlo, anche capire “…come ne usciamo”.
Scheda
29 agosto 2015 – ore 19,00 – Castello D’Ayala Carosino – Incontro dibattito di presentazione del Libro “Pane al Veleno” – di Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis
Interventi
Arcangelo Sapio – Sindaco di Carosino
Ciro De Angelis – co-autore
Vincenzo Fornaro – agricoltore vittima di “Ambiente Svenduto”
Coordina l’incontro
Roberto De Giorgi vice-direttore di Agoramagazine
foto di copertina di Francesca Magazzino Olio su tela Sconforto, attesa, speranza