I dem puntano ad approvare il testo così come uscito dalla Camera, anche se questo dovesse comportare lo slittamento della discussione in Aula a settembre.
Tempi lunghi, invece, sull'altro nodo che divide le forze politiche, ovvero il ddl Zan. Il voto dell'Aula del Senato potrebbe non avvenire prima di due settimane.
Per la promulgazione della legge dovranno passare tre mesi, durante i quali potrà essere richiesto il referendum confermativo: il 9 giugno scorso, infatti, la Camera ha approvato il ddl senza raggiungere il quorum dei due terzi.
Dopo la conferma degli organi competenti di palazzo Madama di ripristinare l'assegno all'ex senatore e presidente della Lombardia nonostante la condanna in via definitiva, l'Aula approva tre diverse mozioni per 'ricalibrare' la normativa in vigore.
Zingaretti è convinto che ci siano "forze democratiche pronte a convergere nello sforzo" di far ripartire il Paese evitando "il salto nel buio" della crisi di governo.
Il disegno di legge del 2017 dei pentastellati non è stato ripresentato in questa legislatura. Meloni propone un vincolo di alleanza.
Si chiama Maie-Italia23 e lunedì in una riunione sarà studiato lo statuto e si cercherà di chiudere con le nuove adesioni.
Via libera dai due rami del Parlamento alla risoluzione di maggioranza. Superato lo scoglio del Senato, anche se passa sul filo: 156 voti, 5 meno della maggioranza assoluta. Renzi "Dica ai suoi collaboratori che chiamano le redazioni dei giornali per dire che Italia Viva è in cerca di poltrone che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre a sua disposizione, due da ministro e una da sottosegretario. Il Parlamento non è un talk show, lo spieghi ai suoi collaboratori".
Al Senato l'asticella si è fermata a 156 sì. Non erano necessari i 161, ma si tratta (al netto di alcune assenze sia tra i dem che nel Movimento 5 stelle) comunque di un segnale. Il rischio insomma è che nei passaggi decisivi, a partire dalla legge di bilancio, non ci sia una vera maggioranza politica.
Immediate, e di segno opposto, le reazioni alla decisione: se da una parte Maurizio Paniz, ex deputato e avvocato che ha difeso nel ricorso la maggior parte degli ex senatori che hanno presentato ricorso, canta vittoria ("È stato ripristinato lo Stato di diritto"), dall'altra si grida allo scandalo.