Fosse stato il vento, lo avremmo detto di tramontana. Come quello si annunciava, soffiando, ancor prima di apparire, asciutto fisicamente e portatore di sereno, qualunque fosse il cielo. Non veniva neanche dal mare ma da un’altura di periferia, macinando chilometri a piedi come un maratoneta.
decisioni che garantiscono regolarità didattica e rispetto della privacy. Una best practice promossa dalla preside Addolorata Mazzotta, dallo staff e dal corpo docente. Ora si sta pensando ad una “fase due”
La donna delle borse di plastica rigonfie da scoppiare, saliva lenta da via della Croce Rossa, il naso paonazzo già di prima mattina. Vestiva anche d’inverno un paio di fouseaux dei quali mal si riconosceva il colore originale che avrebbe potuto oscillare tra il giallo e il rosa chiaro; il capo sempre nudo, sotto il sole o la pioggia, i capelli ispidi che non conoscevano spazzola o pettine; una maglietta slabbrata e stinta, nella stagione buona, quando calzava un paio di infradito ormai approssimativi, o scarpe da tennis che denunciavano molte stagioni, quando arrivava il freddo.
Fosse stata ancora tra noi e se la Cattedrale fosse già stata ricostruita dopo il terremoto del 2009 che distrusse L'Aquila; e se la pandemia non ci avesse costretti tutti in casa, anche al termine di questa Quaresima fatta di città deserte e restrizioni, Bettina l’avremmo incontrata di sicuro là, alle cerimonie in Duomo della Settimana Santa che sfocia nel giubilo pasquale, magari a cantare l’exultet con la corale di Sant’Antonio di cui faceva parte.
Domanda nient’affatto retorica che dovrà trovare risposte multiple e dove ciascuno si dovrà interrogare su cosa è davvero cambiato nel proprio punto di vista.
A Pasqua Pompeo appariva emaciato come un anacoreta della Tebaide. Una canna nel deserto come Giovanni Battista, anche se non vestiva di pelli mai conciate. Un Simone Stilita consumato da penitenze e digiuni sopra una colonna del deserto, dove trascorse gli ultimi anni di vita, standosene solitario al cospetto di Dio.
Era fragile come un filo d’erba delle sue montagne e candido come un bambino. Tutto il contrario del nome che gli era stato imposto al battesimo e che nell’originale nordico lo indicava come “potente in battaglia”.
Uno pseudo santone indiano che medita in bagno, un chitarrista che suona l’aspirapolvere, una sorta di James Bond che si veste nella cabina doccia e un bassista che saluta sé stesso dalle due estremità del balcone di casa.
Non ricordava l’ultima volta che nevicò d’aprile. Da qualche tempo, a pensarci, erano sempre di più le cose che ricordava vagamente o che stava dimenticando del tutto.
Il vecchio Papa attraversò il selciato livido di San Pietro come fosse una sua personale Via Crucis, sotto un cielo di piombo che pioveva a scroscio. Era barcollante a tratti, per la zoppia che lo affliggeva da tempo.