ANNO XVIII Ottobre 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 09 Dicembre 2016 08:50

Il post referendum ovvero la pazzia è continuare a fare sempre le stesse cose sperando che tutto cambi

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Ogni cosa, e dunque anche la politica, se non ha un limite è posta difronte all'estremo. E quando la politica, come ogni altra cosa, è posta difronte all'estremo, deve ripensare se stessa. Renzi ha portato la politica italiana difronte all'estremo, ma non gli ha dato il tempo e la possibilità di ripensare se stessa.
Questa credo sia profondamente la causa della sua sconfitta e anche del rifiuto che l'elettorato ha mostrato contro di lui.

Ora difronte all'estremo si trova lui e il suo partito, ma ugualmente rinunciano a ripensare se stessi. È uno stile classico, per quanto incomprensibile. Difronte all'estremo di una sconfitta così forte e inattesa (talmente inattesa da non aver minimamente pensato ad una legge elettorale per il senato), si rinuncia a ragionare, a discutere, per evitare di sottoporre i propri deficit sotto gli occhi dei media, quando questi occhi sono più attenti. Forse per evitare di dover vedere i propri errori. E allora sopravanzano due atteggiamenti autoassolutori: quello di considerare tutti gli altri stupidi e intelligente solo la propria minoranza (una maggioranza di porci che non apprezza la nostra purezza di perle); quello di considerare la sconfitta come la possibilità di una vittoria futura.
Lasciamo stare il primo, che non ha nulla di politico, ma è frutto di un mero risentimento. Ragioniamo sul secondo che, sebbene giustificazionistico, è quello su cui mi sembra si stia orientando la maggioranza del PD e che a sua volta orienta le decisioni del suo capo.
A parte la follia di considerare quel 40% un proprio patrimonio elettorale, mi pare che la proposta sia arrivata per primo da Alfano. Ma la ovvia considerazione che, se Alfano ha finora preso meno del 4% e perso molti pezzi del suo schieramento minimale un motivo deve esserci non ha illuminato nessuno. Visti gli esiti non bisognerebbe accettare i suoi consigli. A meno che...
A meno che in questa considerazione di Alfano trasmessa al PD, non ci sia tutta intera la degenerazione della logica e della cultura politica italiana. Dice in fondo cosi: non mi interessa avere un partito maggioritario, mi interessa avere un partito che abbia il potere, un partito controllabile e dunque flessibile.
Non importa che quel 40% (ammesso e non concesso che sia di personale proprietà) rappresenti la minoranza dell'elettorato italiano. Quando il 60% si disarticolerà, quando si dividerà, io con il mio 40 % minoritario (o anche meno) ma compatto, potrò comunque comandare. Potrò comandare, e questo è il paradosso nel paradosso, anche se la mia proposta politica è stata bocciata, addirittura potrò governare la proposta politica alternativa alla mia.
La divisione degli altri mi fa dimenticare di essere io minoritario. Questo è proprio quello che abbiamo sempre avuto, questo è ancora il senso profondo della restaurazione politica proposta e rifiutata dal referendum, questo è il riprodursi del loop autodistruttivo che ha caratterizzato tutti i leader direzionali nella storia d'Italia. In una democrazia si vince con la maggioranza assoluta non con la maggiore minoranza. Questo e l'unico modo per essere diversi e innovatori. Il resto è il bluf che l'elettorato ha rigettato.
Vedo che, difronte all'estremo, piuttosto che ridefinire se stessi, si ostenta con pervicacia dei trucchi politici per mantenere il potere. Se il popolo non mi vota faccio in modo che il mio voto sia quello del popolo frantumando con un meccanismo elettorale la percentuale maggioritaria di chi non mi vuole. Se gli elettori non mi vogliono, faccio in modo di essere voluto.
Mi chiedo cosa proporrà Renzi e il PD alla prossima campagna elettorale: facciamo la riforma costituzionale? Facciamo la riforma del mercato del lavoro? O quella della pubblica Amministrazione? La riforma della Scuola? O il rilancio dell’economia? Difronte all'estremo in cui il PD i trova dovrebbe ripensare se stesso e non lo fa. Diceva Einstein che una delle inequivocabili espressioni della pazzia è continuare a fare sempre le stesse cose sperando che tutto cambi.
Sarà così!

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