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Martedì, 10 Gennaio 2017 00:00

RISE IL RUSCELLO – La poesia per l’infanzia in Italia fra Otto e Novecento di Daniele Giancane

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RISE IL RUSCELLO – La poesia per l’infanzia in Italia fra Otto e Novecento di Daniele Giancane (a cura di), Gagliano editore, Bari 2017.

Si ripete la logica che un saggio storico-critico sulla poesia per l’infanzia sia scritto da un poeta-studioso; è la volta di Daniele Giancane, docente di letteratura per l’infanzia all’Università di Bari e poeta e animatore di lungo corso, che ha partorire: Rise il ruscello, un manuale che costa di una articolata prefazione, in cui si da conto della funzione, del ruolo educativo, di una nuova didattica della poesia, e di sei studi monografici su autori che a cavallo dei due secoli hanno sostanziato in senso autentico la poesia per l’infanzia.

L’idea della ricerca, rara in Italia (si affianca agli studio fondamentali: La poesia per ragazzi in Italia” di Ignazio Drago (Giunti, 1971) e La poesia per l’infanzia in Italia dal Novecento ad oggi di Cosimo Rodia (PensaMutimedia, 2013)), è di mostrare come la poesia non sia definibile in maniera univoca perché afferisce all’anima e al sogno; che essa sia parte integrante dell’esperienza umana, e che abbia una forte carica educativa, ragion per cui bisogna proporla sin dall’età scolare. Naturalmente nell’avviare il fanciullo alla poesia dice Giancane bisogna evitare di imporgli la parafrasi o di offrire interpretazioni definitive, per far cogliere, invece, la struttura di equilibri che la sottende, di promuovere la lentezza e spazi di meditazione, di far percepire in essa la vita.

Detto ciò Giancane rileva come nell’Ottocento la poesia per l’infanzia sia stata didascalica e mediocre; e troppo razionalistica nell’ultimo cinquantennio perché la vulgata rodariana ha innescato l’idea della poesia come giocattolo e riduttivamente identificata con la filastrocca. Niente di più sbagliato perché la poesia è soprattutto un percorso di sentimenti umani, emozione, avvio all’interiorità, alla riflessione sull’esistenza.

E proprio a cavallo dei due secoli ci sono stati dei veri poeti che hanno scritto versi di riferimento, come Angiolo Silvio Novaro, Arpalice Cuman Pertile, Edmondo de Amicis, Diego Valeri, Renzo Pezzani, Marino Moretti, poeti dalla forte tensione poematica e attenti alla tavolozza dei sentimenti; sicchè nel saggio si susseguono i quadri critici elaborati rispettivamente da Daniele Giancane, Giuseppe Capozza, Angela Giannelli, Luigi Lafranceschina, Maria Pia Latorre, Teresa Marcotrigiano; gli studiosi hanno colto le peculiarità che accomunano gli autori in parte dimenticati, che hanno però segnato una stagione da cui partire se si vuol rilanciare la poesia vera che affianchi la crescita del soggetto in formazione.

Un saggio illuminante che mancava e che dovrebbero leggere tutti coloro i quali hanno a che fare con la formazione dei giovani.

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