“Se 8 anni fa vi avessi detto che l’America avrebbe superato una grave recessione; se vi avessi detto che avremmo aperto un nuovo capitolo nelle relazioni con il popolo cubano, che avrebbo messo fine al programma nucleare dell’Iran senza sparare un colpo, che avremmo eliminato la mente dell’11 settembre. Se vi avessi raccontato tutto questo avreste risposto che forse mettevo un po’ troppo alta la barra delle aspettative. Ma è quello che abbiamo fatto. L’America è un posto migliore, l’America è più forte rispetto a quando abbiamo cominciato” ha detto.
Lunga la riflessione sulla necessità di dare una continuità al percorso democratico degli Usa al di là delle contrapposizioni tra le parti politiche. E un ultimo invito agli americani: “Vi chiedo infine di credere non già nella mia capacità di portare il cambiamento ma nella vostra capacità. Yes, we can. Yes, we did. Yes, we can. Thank you. God bless you” ha concluso.
Obama non ha nascosto la sua emozione soltanto nel momento in cui si è rivolto a Michelle, moglie, madre e “la mia migliore amica” ha detto. “Sei stata capace di trasformare la Casa Bianca in un luogo che appartiene a ciascuno”.
La questione razziale è stato il filo rosso emerso a più riprese nei 58 minuti di discorso del 44° Presidente. Gli irlandesi, gli italiani e i polacchi ha detto, visti con la stessa diffidenza e odio con cui alcuni guardano ai migranti di oggi, non hanno affatto incrinato la nostra democrazia ma al contrario le hanno dato la forza che la caratterizza. (Andrea S. Neri - Eurnews)
President Obama’s Farewell Speech https://t.co/oOYfoSIL8m via @nytvideo
— Andrea S. Neri (@AndreaNerone) 11 gennaio 2017
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