Tommaso Cerno, con Morire italiani e rinascere europei, è riuscito ad affrontare la questione di Spagna o Catalonia senza neppure sfiorare la risoluzione del problema della legalità proclamato (come spagnolo) da Rajoy. Costui è terribilmente ridicolo a non chiedere a gran voce a Bruxelles: fateci cittadini europei ed io non sono più obbligato ad incarcerare i Catalani che non rispettano la loro Spagna!
Non entro dentro all’arabesco delizioso di Cerno, che eleva un monumentale esempio di giornalismo vuoto di proposte, come nel canone del suo mestiere: osservare senza giudicare. Quando uno ha la chiave può aprire la porta; se è senza bussi, almeno, e non ci faccia perdere tempo in chiacchiere.
Emiliano Fittipaldi, con CONSIP reloaded (ricaricata), è riuscito ad entrare nel bisticcio Consip, nato in primavera, sullo scandalo delle influenze, l’ha narrato molto bene senza minimamente accennare all’unica risoluzione del problema: la legge sui partiti che disciplini la corruzione introducendo il concetto di delitto politico. Ha indicato perfino il politico più responsabile di tutta la malversazione in Loris Verdini, che Crozza canzona come il tassista dei politici pronti alla corruzione.
Io sono grato a Fittipaldi per come ha narrato con Avarizia e vissuto col processo lo scandalo scoppiato in Vaticano. È un giornalista di rispetto. Ma come fa ad entrare nel massimo scandalo politico del 2017 in Italia senza neppure accennare al motivo principale che l’ha fatto accadere?: il furto politico non esiste nelle nostre leggi. Ciò che non esiste non può regolare. Parlamentari che pagano in nero i loro portaborse ed evitano accuratamente di metterli in regola con i contributi; inoltre, parlamentari attentissimi a non disciplinare i partiti che li associano, lascino perdere il Rosatellum e diventino direttamente tutti rossi di vergogna!: non fanno il loro mestiere!