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Mercoledì, 11 Ottobre 2017 00:00

Rassegna stampa Forin - Stato della corruzione ad ottobre 2017

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Il link di Repubblica nella pagina di economia parla di corruzzione in Italia narra lo stato della corruzione nel mondo secondo

Il nuovo Report di Transparency international. Siamo al 66° posto nel confronto con 176 paesi. Appena sufficiente la legislazione che, nonostante l'approvazione di nuove leggi, è carente nella protezione di chi denuncia e sul problema delle attività di lobbying.

In Europa l’Italia è migliore solo di Grecia e Bulgaria!

Molto opportunamente vengono proposte le foto del ministro della giustizia e del commissario anti-corruzione italiani.

A costoro io chiedo: il 66° posto è colpa mia o del popolo italiano corrotto? No. Il commissario anti-corruzione Gabriele Cantone è privo di poteri adeguati. Questa è la sua prima responsabilità: accettò l’incarico da Renzi, quando qua lo supplicai invano di iniziare subito a combattere il delitto politico invocando la legge sui partiti de

Art.: 49 Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

La Costituzione contempla questo orientamento da 69 anni e tutti i politici italiani l’hanno ignorato sempre. La corruzione nasce con Adamo ed Eva, è vero. Per questo motivo è in tutto il mondo. Tuttavia, caro Cantone, il nostro 66° posto è spiegato dall’omissione di produzione di leggi

  1. Dei fondamenti di disciplina del diritto di associazione (antimafia in radice);
  2. Di una disciplina legale dei partiti;
  3. Di una disciplina pubblicistica dei sindacati.

Dunque, correggo il ‘nonostante l’approvazione di nuove leggi’: noi manchiamo di queste tre leggi sub-costituzionali. Perciò, abbiamo 65 Paesi davanti a noi.

Possiamo fare film sulla mafia nella Capitale e non diciamo che è corrotta perché il delitto politico è ancora ignorato dalla legislazione; possiamo ascoltare discussioni sul Rosatellum, cioè sulle regole per scegliere chi deve guidare coloro che fanno le leggi, ma non accusiamo tutta la classe politica del dopoguerra di non essersi disciplinata e di voler restare composta da diversi-superiori a noi governati.

La burocratizzazione dei sindacati è il risultato dell’omissione di ogni loro disciplina pubblicistica. I rappresentanti burocrati si sono intrecciati con i burocrati di mestiere. Assieme, hanno trasformato l’interpretazione delle leggi nella giungla amministrativa corrente.

Faccio ancora una volta questa riflessione. Spero che la Redazione la pubblicherà. Almeno, quando qualcuno vorrà ripetere la favola che siamo 66esimi perché tutti corrotti da Adamo ed Eva, io potrò togliermi da chi è stato zitto o si è lamentato senza nulla proporre.

 

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