Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense.
Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico.
Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola".
Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia.
Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.
Salmi 33(32),1-2.4-5.18-19.
Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,16-21.
Venuta la sera, i suoi discepoli scesero al mare
e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».
Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti
Tiziano è uno che incontro alla mattina alle sei e mezza fuori dal bar. Mi chiama diacono, probabilmente perché un’ora dopo vado a Messa.
Oggi, gioisco ed esulto. Ieri ho speso 5 euro ed ho ritirato l’esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et Exultate. Sono arrivato al paragrafo 40 pag. 30.
Le 24 pagine del libretto sono sufficienti per il cristiano normale al quale il papa si rivolge col primo capitolo: la chiamata alla santità.
Io, oggi, gioisco da diacono laico. Il salmo 33 di oggi invita il giusto nel Signore ad esultare.
Esulto perché Gesù è vivo in papa Francesco, che ci ha dato il suo più importante aiuto a praticare il cristianesimo nei suoi cinque anni di pontificato. I primi 34 paragrafi nelle 24 pagine meritano di esser letti da ogni credente. Io già gioivo, felice che Gesù avesse deciso di darci un papa gesuita, 5 anni fa, quando Benedetto XVI si è dimesso. Francesco cita Benedetto al p.4 a proposito degli amici di Dio, i santi ufficiali.
Questo è il nocciolo dell’esortazione. Declinato con tutte le sfumature in modo da vestire ognuno. Io sono praticante da 17 anni. Non avevo mai ascoltato un invito più pulito a fare quel che faccio, laicamente da 27 anni. Da praticante credo di aver scritto anche a voi su queste pagine di Agoramagazine che ero pronto a praticare Cristo anche da solo, quando protestavo contro il rifiuto dei migranti del berlusco-leghismo. Adesso, riconosco che al crescere dei pericoli Gesù ha accresciuto l’aiuto. Sono guidato bene. Sto nel benessere individuale e nel popolo di Dio. Sto nella mia via, che Gesù conduce con me. al punto 11:
La mia personale testimonianza sta nell’archeologia del linguaggio, che qua pratico. Viene riassunta nei 122 articoli di Tellusfolio[1]. Non è un sistema, perciò non mi sento toccato dalle accuse di gnosticismo o pelagianesimo, di cui l’esortazione parla al capitolo II.
È un allargamento del linguaggio cristiano nel nome di Gesù, in zumero GESH.BU, albero di conoscenza, leggibile GESH.UB, albero del cielo, vel GESHU.B. è necessario allargare la visione sui 4000 anni passati e discutere ogni cosa, che comprova l’insegnamento cristiano e lo rende ecumenico e tetragono. Ma, davanti all’esortazione del papa io cedo il passo: spendete 5 euro ed impiegate un pomeriggio a leggere.
Domenica 15 aprile
Come si realizza il benessere.
«Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno
e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni[1]-.
In quei giorni, Pietro disse al popolo: « Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo;
voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino
e avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi;
Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto.
Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati ».
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,1-5a.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto.
Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.
Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;
ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 24,35-48.
In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;
egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi
Sono le 4,52 di domenica 15 aprile 2018.
La conversione religiosa dell’estate 2003 mi ha dato il benessere che continuo a godere.
Lo realizzo linguisticamente. Che cos’è bene, –il be ne- in zumero?
IL è il più antico nome di Dio[1].
BE NE:
da be = esser aperto;
Be = essere aperto. bad, be, ba9
to open; to let out; to go away; to be at a distance (in space or time); to drive away; to separate, remove (regularly followed by ra2; cf. bara4 (to spread out, open wide; released; separated)[2] and semantics of bar; there were originally four separate signs: BAD; IDIM; TIL; USH2) (open container with motion away from) [BAD archaic frequency: 23][3].
ne
this (one); that (one) (abbrev., ne-e; ne-en) [NE archaic frequency][4].
Essere aperto a costui, En, il signore, che fu il padrone della città ed ora è il Padrone.
Be esser aperto, a Ne ‘costui’, Il = Dio. Se togliessimo il riconoscimento di il = Dio, mancherebbe, così è sembrato, il rapporto diretto con
en
n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].
v., to rule.
adj., noble (cf., uru16 [EN] (-n))[5].
En, signore/tempo, perché le persone qualunque di norma non erano en mentre il re-sacerdote, padrone della Città, era come un dio che aveva il controllo del tempo.
Dico ‘è sembrato’ così per lo più perché, in realtà è rubricato esattamente, ma nei rinvii Halloran preferisce il significato ‘tempo’ per en = signore-tempo:
ne-e; ne-en (-nam)
this (one); that (one); these, those; refers to objects ‘here’, near the speaker –‘thing’ + e, demonstrative pronoun, this one)[6].
Ne-en pari al massimo astrattivo nam rivela che, in realtà, Halloran ha sfiorato la risoluzione del problema ne-en = ‘generazione (della) persona’, nen, reciproca diene.
Tutto sta nel far abitare Dio in noi per godere ed esultare.
[1] Secondo Robert A. Di Vito, Studies in third millennium sumerian and akkadian personal names, The designations and Conception of the Personal God, Roma, E.P.I.B., 1993: the element il: 235 sgg.
[2] Halloran: 31.
[3] Halloran:27.
[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 193.
[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 61.
[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 194.
[7] Francesco, Gaudete et Exultate, Esortazione Apostolica sulla chiamata alla Santità nel mondo contemporaneo, 2018 Libreria Editrice Vaticana
[1] http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php%3Flev%3D153&cmd=v&id=21927