Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»[1].
Giovanni scrisse il suo vangelo ‘gnostico’ molto dopo questi fatti. Lui, che credeva di amare Gesù più di tutti (era rimasto solo con Maria sotto la Croce), era stupito del fatto che Gesù avesse assegnato la guida della Chiesa a Pietro, che l’aveva abbandonato e rinnegato (Pietro fece ciò che ogni cristiano medio fa: scelse la vita mortale salvo redimersi).
Dunque, scrisse –Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio- dopo che Pietro era stato messo in croce a testa in giù, per sua esplicita richiesta. Giovanni riconobbe che uno morto così aveva dato prova indubitabile di amare Gesù sopra ogni altra cosa. E lo scrisse.
Paolo, l’altro pilastro della Chiesa, ebreo e cittadino romano, volle essere giudicato dall’imperatore, ben sapendo che il giudizio sarebbe stato di morte perché gli riconosceva solo la regalità umana e gli negava quella divina. Da sapiente di cose religiose e civili scelse consapevolmente la morte per decapitazione.
La Chiesa fa bene a ricordare questi due pilastri a ridosso della festa di Pentecoste, terza festa per importanza dopo la Pasqua ed il Natale.
Venerdì della VII settimana di Pasqua
Atti degli Apostoli 25,13b-21.
In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo.
E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: "C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale,
durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna.
Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa.
Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo.
Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo;
avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita.
Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose.
Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare".
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 21,15-19.
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.
In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».