Esiste una correlazione, già nelle fasi precoci di malattia, tra i livelli liquorali della proteina β-amiloide e il peggioramento clinico nei malati affetti da sclerosi multipla: bassi livelli di questa proteina nel liquido cefalorachidiano possono quindi rappresentare un biomarcatore predittivo della progressione della malattia.
La reazione è dimostrata in uno studio pubblicato su Multiple Sclerosis Journal e coordinato da Elio Scarpini, direttore dell'unità Malattie Neurodegenerative della Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Dino Ferrari, Università Statale di Milano, con la collaborazione dell'Unità di Neuroradiologia dello stesso Policlinico e del Laboratorio di Neuroimmagini della Fondazione IRCSS Santa Lucia di Roma.
Lo studio è stato condotto su sessanta pazienti sottoposti - per 3-5 anni - a regolari valutazioni cliniche e ad una analisi del liquido cerebrospinale (CSF) per determinare i livelli di β-amiloide, nel Laboratorio di Genetica e Neurochimica, diretto da Daniela Galimberti, e a due risonanze magnetiche cerebrali.
Obiettivo della ricerca è stato, in particolare, quello di indagare il possibile ruolo prognostico dei livelli di β-amiloide (proteina coinvolta nella genesi della malattia di Alzheimer) nel liquido cerebrospinale, mediante la determinazione di un valore soglia, utile a classificare i pazienti in base alla velocità di progressione della malattia, a valutare, già nelle prime fasi della malattia, la possibile associazione con il danno della sostanza bianca e grigia cerebrale, e a fornire ai clinici un aiuto per identificare tempestivamente una corretta strategia terapeutica.