La campagna prende il titolo di “Forza Polizia, mettici la faccia” ed è mirata ad identificare i poliziotti con un alfanumerico individuale, per poter così documentare eventuali abusi da parte della Polizia che, a dire di Amnesty, molto spesso si presterebbe a violazioni dei diritti umani. Lo chiedono per un principio di trasparenza.
«Accettiamo l’invito a metterci la faccia – commenta Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) -. A dire il vero la faccia ce la mettiamo ogni giorno, quando scendiamo in strada a tutela della sicurezza della brava gente, ma possiamo fare di più. Anche di più di quanto chiede Amnesty International. La faccia siamo disposti a metterla con telecamere sulle nostre divise, auto di servizio e celle di sicurezza, in modo da documentare con video e audio, ogni singolo respiro di un intervento di Polizia. Le telecamere – prosegue Paoloni – sono uno strumento di trasparenza e verità che non perdonano nessuno e sono al centro delle nostre proposte di idonee garanzie funzionali. Con le telecamere sulle divise, da anni tra le proposte del Sap, oltre a riprendere l’operato degli agenti, sarà possibile riprendere anche le reazioni di quanti denunciano abusi durante cortei o agli stadi, per poi rivelarsi professionisti del disordine pubblico. Il numero identificativo – continua – è un metodo molto vecchio e poco efficace che presta la spalla a false denunce strumentali, mentre ciò che può mostrare una telecamera è incontrovertibile. L’identificativo è una vera e propria azione di schedatura che presta facilmente l’agente a strumentalizzazioni, gogna, nonché pericolo per la sua incolumità, come avvenuto di recente con la pubblicazione di foto e dati personali sul sito posto nel deep web ‘Caccia allo sbirro’. Andrebbero schedati i delinquenti, non i poliziotti. Se Amnesty chiede alla Polizia di metterci la faccia – conclude Paoloni – noi non ci pensiamo due volte. Ci mettiamo faccia e voce. Con le telecamere che riprendono sia noi, sia chi non rispetta le elementari regole di civile e pacifica convivenza».