La prova provata, suggerisce Ezio, potrà ottenerla invitando i Bonifacio a Ravenna, alla corte imperiale;di sicuro si rifiuterà di andarci. Poi scrive a Bonifacio avvisandolo che Galla Placida medita di uccuderlo, e consigliandogli di rifiutarsi di andare a corte, perché non ne sarebbe uscito vivo. Galla Placida invita Bonifacio, questi rifiuta e viene considerato come un traditore. Il gioco è fatto, e dubito che Ezio, per giocarlo, abbia dovuto trovare conforto nella lettura dell’Encomio di Elena di Gorgia. Si tratta di una procedura standard tra politici abituati a vivere nel mondo reale.”[1]
Evidentemente, la tattica usata da Salvini è stata abbondantemente testata nella storia. Anche qui: si diffonde la notizia che gli immigrati invadono le nostre città e minacciano la nostra vita; sulla spinta di una paura psicotica di massa si assume la gestione del governo nazionale; si fa approvare dal Parlamento controllato una legge che scaccia gli immigrati dai centri di accoglienza; gli immigrati scacciati dai centri di accoglienza non possono che sostare nelle nostre piazze e dormire sotto i nostri ponti, nelle strade e sembra che invadano le nostre città; gli immigrati non rimpatriati minacciano la collettività con reati necessitati dalla sopravvivenza; i reati commessi giustificano le parole di Salvini e ne legittimano il ruolo e il potere. Non è soltanto uno dei meccanismi della post verità. È una produzione post (a posteriori) della realtà. E questo è il grande errore di Maurizio Ferraris. Il suo libro è molto bello. Ci accomunano gli stessi termini, la stessa concezione, gli stessi riferimenti. Bisogna certamente leggerlo. Non è obbligatorio condividerlo. Tantomeno condividerlo tutto.
La dizione da condividere di meno è proprio quella di post-verità. Si usa il termine post, quando non si sa come denominare il futuro, l’avvento del nuovo.
Post-verità non significa nulla. Più preciso, per me, è scenari di verità, cioè la scissione tra verità e realtà; la possibilità del potere, nella società della comunicazione, di imporre una verità totalmente falsa e poi costruire una realtà che ne offra una giustificazione o addirittura una prova. Anche in questo, tuttavia, non c'è niente nuovo. Il potere millenario della Chiesa docet.
Il dramma è che dalla post verità, specie quella indotta dalla propaganda totalitaria delle tv generaliste pubbliche e private, si può facilmente uscire. Basta sottoporre le parole vuote e vacue, le verità pretese alla dura prova dei fatti storici, della nuda e cruda vita anche quotidiana.
Dalla realtà costruita a posteriori, non si esce più. Ne sia prova il fatto che noi, dal calendario datato dalla nascita di Cristo ormai nessuno più può uscirne. Ogni volta che sostituiamo un teatro o una libreria con un centro commerciale, possiamo difficilmente tornare indietro, abbiamo costruito una realtà non più reversibile.
Per fortuna, però, per la costruzione di una realtà a posteriori, il cra cra delle ranelle politiche, come diceva Pascoli, non servono assolutamente a niente. Per quello che dice di quello che non fa, Salvini è il maggior catalizzatore della sinistra italiana. (il blog del prof Ceci)
[1] FERRARIS Maurizio, Post-verità e altri enigmi, Il Mulino, Bologna 2017, pag. 27