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Venerdì, 15 Marzo 2019 08:50

Opera, Enea Scala: il temperamento sulla scena e nel canto deve essere sempre riconoscibile e personale. L'intervista

Written by  Giovanni Zambito
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Il tenore siciliano Enea Scala è attualmente in scena all'Opera di Anversa ne "La Juive" di  Jacques Fromental Halévy dove interpreta il ruolo di Léopold.

Ci parla delle sfumature da fornire nella resa del personaggio, di come prepararsi per entrare totalmente dentro alla storia da interpretare, della collaborazione con il M° Fogliani e dei programmi futuri. L'intervista.

Parlaci del ruolo di Léopold a livello di vocalità e caratteristiche del personaggio...

In Léopold esclusa la prima aria, la serenata appunto, che è molto acuta e in questo caso tagliata dal regista, ed escluso il primo terzetto con Eudoxie e ed Eleazar composto in stile palesemente rossiniano, il resto del ruolo è ampiamente lirico e a tratti drammatico, l’intensità e la tragicità della trama devono essere espressi con lirismi e accenti fuorvianti. Quindi è un ruolo difficile nella misura in cui si potrebbe tenere a spingere troppo in certi momenti dovuti ad un'orchestrazione forte e al continuo confronto con due voci ampiamente drammatiche appunto come si evince dalla scrittura di Rachel ed Eleazar. Quindi bisogna stare attenti a non farsi prendere troppo dal Pathos per non spingere le puntature sul si e sul do, specie nel duetto con Rachel.

In una nostra precedente intervista avevi dichiarato che "non esiste l'opera in cui posso solo cantare senza pensare il personaggio": in questo caso che riflessioni hai fatto?

Il personaggio ovviamente è spregevole, non si salva sotto nessun punto di vista se non che è anch’egli un umano e può sbagliare, ma Léopold sa che non incorre affatto in un lieto fine amando e ingannando Rachel fingendosi un ebreo per farsi accogliere dalla ragazza e dal padre. Questo porterà alla morte della stessa e all’esilio per lui.

Potresti ritrovare in lui dei tratti che appartengono anche alla tua personalità?

Dei tratti in comune con Léopold o almeno con il lato caratteriale mostrato in questa narrazione fortunatamente non credo di averne poiché non mi sognerei mai di giocare con la vita di una persona al punto da rischiare la sua morte. Lui secondo la visione registica appare come un cinico infantile e che fugge i problemi della realtà mettendo la testa sotto la sabbia per non vedere. E si ritroverà presto nel baratro.

"La Juive" ha un altissimo tasso di drammaticità: come ci si prepara a entrare con il proprio ruolo in una storia collettiva così fortemente emblematica?

Appunto facendo proprio il carattere di quetso personaggio ci si intrufola in questa macchina mista di dramma e tragedia umana in modo molto naturale. Però sì, la difficoltà è quella di non restare troppo coinvolti psicologicamente, occorre un po' di freddezza per restare ferrati al cinismo del personaggio. Direi in una frase che la sintesi del mio ruolo sia “la banalità del male”.

Quali sono le differenze più evidenti fra "La Juive" di Olivier Py e questa di Peter Konwitschny?

Nella regia di Olivier Py dentro il dramma umano esiste qua e là ancora un esagerazione che porta a intravedere una sottile comicità tipica della commedia  e del teatro di cabaret, quindi un qualcosa di positivo a prescindere dal fatto tragico. E ricordo che nel quarto atto Olivier Py sceglie di fare tornare il mio personaggio con una controscena in cui malgrado tutto Léopold sposa Eudoxie con nozze pubbliche e Léopold -in quanto principe e Cristiano- viene perdonato e reintrodotto -. Mentre in questa versione tutto è negativo, l’umanità è perfida e odia a prescindere, i momenti di comicità sono grotteschi e portano i caratteri ad essere storpiati, Rachel vestita da Babbo Natale, poi vestita da sposa va a morire al rogo con il Bouquet di fiori, e l’uso della pantomima nel primo atto è agghiacciante e dà una visione davvero arida e fredda di un mondo senza sentimenti buoni.

A dirigere l'orchestra sarà il M° Antonino Fogliani: avete già lavorato insieme? avete una buona intesa?

Con il maestro Fogliani è la prima volta insieme e davvero spero tanto sia la prima di moltissime collaborazioni specie nel campo belcantistico; caratterialmente è una persona fantastica e professionalmente un maestro ineccepibile che segue il cantante e lo sostiene sempre. Spero tanto di fare anche dei titoli rossiniani sotto la sua direzione. E due cose fondamentali ci accomunano: siamo entrambi siciliani ed entrambi ci siamo trasferiti e casualità... viviamo entrambi  a Bologna.

Torni a cantare in francese: come ti ci trovi? cambia anche la resa vocale o è solo una questione psicologica?

Adoro cantare in francese lingua alla quale mi adeguo facilmente oramai, la resa vocale non cambia affatto, ma direi che si arricchisce in rotondità e talvolta nei chiaroscuri, nei registri medio gravi e porta ad ottenere nuances ancora più forbite.

Se ti guardi indietro, riesci a vedere quale caratteristica accomuna le esperienze lavorative realizzate fino a questo punto?

Ogni esperienza è a sé stante quindi inutile trovare i punti in comune, piuttosto bisogna a mio parere trovare le differenze e le evoluzioni, poi è ovvio che sono sempre io, con la mia personalità vocale e artistica il filo conduttore che lega un ruolo ad un altro, ma sempre trovando la mia verità in ogni personaggio e ruolo interpretato. Di base il temperamento artistico che è proprio di ciascun artista ed è totalmente personale è la costante fissa: pur passando da un ruolo amoroso o larmoyant ad uno eroico romantico, il temperamento sulla scena e nel canto deve essere sempre riconoscibile e personale.

Guardando avanti, ti aspettano dei ruoli che desideravi da tempo interpretare?

Fortunatamente sì, mi aspettano tanti debutti e per quest'anno sono già molto soddisfatto delle vette che scalerò grazie ai ruoli di arrivo propri del mio repertorio da Rigoletto a Les contes d’Hoffmann passando per Otello di Rossini. Direi che non si può desiderare di più a questo punto della mia carriera o no? Poi per il futuro ci sono ancora altre belle sorprese ma appunto poiché devono essere  tali meglio aspettare ancora può prima di parlarne. Giovanni Zambito.

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