Lo ha affermato la vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni all'inaugurazione della mostra intitolata Piero Sadun 1938 – 1948. Genesi di un artista realizzata su iniziativa della comunità ebraica di Firenze e Siena con la Soprintendenza /Pinacoteca Nazionale di Siena, che la ospita fino al prossimo 10 gennaio 2016.
Un'esposizione interessante ed inedita che riscopre tutto il percorso artistico di Sadun, in cui la ricerca si è sempre caratterizzata per una cifra stilistica originale, maturata dall'artista in modo del tutto ritirato e volontariamente isolato, seppur circondato e ‘contaminato' da personalità di altissimo profilo intellettuale.
Questa esposizione assume, a giudizio dell'assessore, il valore un'attiva testimonianza di memoria civile. L'arco cronologico delle opere esposte e la genesi della ricerca artistica di Piero Sadun chiamano infatti in causa il decennio più drammatico del Novecento, e gli eventi che hanno contribuito a costruire l'identità collettiva del nostro Paese con la conquista della libertà e della democrazia repubblicana.
La storia è entrata con forza nella ricerca artistica dell'autore anche perché con altrettanta prepotenza era entrata nella sua vita personale. Dall'infamia delle leggi razziali, di cui Sadun fu vittima insieme alla sua famiglia e che determinarono la sua espulsione dal liceo di Siena, fino al riscatto nella Resistenza contro il fascismo, che lo vide attivo protagonista della lotta partigiana sulle montagne del Prato Magno.
"Ai cittadini toscani, in particolare a quelli più giovani, il compito di apprezzare questa rilevante testimonianza d' arte e di impegno civile, pazientemente raccolta perché rimanga vivo il ricordo drammatico ed eroico di quei giorni – ha concluso la vicepresidente Barni -. Significativamente inserita nella cornice del 70° anniversario della Liberazione, la mostra vuole essere un doveroso omaggio al grande artista toscano, all'uomo vittima della discriminazione razziale e alla sua coraggiosa scelta di libertà".