In Puglia ne vengono individuati dieci, tra terreni, appartamenti, strutture militari in disuso e masserie, siti nei Comuni di Bari, Cassano delle Murge, Turi, Lecce e Taranto.
Ciò che preoccupa, oltre alla dispersione di un patrimonio che è di tutti gli Italiani, sono quelle norme, presenti nella Legge di stabilità, che consentono ai Comuni di variarne la destinazione d'uso, in deroga ai PRG vigenti, e ai futuri acquirenti di farlo addirittura per mezzo di semplici autocertificazioni, come denunciato da Angelo Bonelli già a dicembre 2018.
Risulta evidente che ad avvantaggiarsi di tali norme saranno la grande speculazione edilizia e chi vi troverà un facile escamotage per riciclare denaro sporco. Occorre dunque un'azione capillare di vigilanza, al fine di prevenire ulteriori abusi a danno di un territorio, quale quello pugliese, già martoriato dalla cementificazione. Ci auguriamo che le amministrazioni comunali interessate alle privatizzazioni sappiano porre un argine alle manovre speculative e salvaguardare l'integrità dei loro territori, bloccando ogni intervento che ne comprometta ulteriormente l'assetto idrogeologico. Le nostre città sono già poverissime di verde e carenti di spazi destinati ai bisogni della collettività, siano essi di carattere residenziale o culturale e di aggregazione. Sarebbe auspicabile che per una volta l'interesse pubblico prevalesse su quello privato. Gli amministratori locali valutino l'ipotesi di presentare ricorso amministrativo all’Agenzia del Demanio avverso l’individuazione dei suddetti immobili fatta dall’art. 1 del decreto del 17 luglio.
Anche in questo campo, il M5s, una volta arrivato al governo ha disatteso tutte le promesse elettorali, di contrasto alle privatizzazioni.