Una marchiana idea di riportarci al passato anche recente, ovvero la nascita del Pd di una decina di anni, con la confluenza della Margherita, un pezzo della ex DC che si riconosceva in Rutelli. Che poi usci dal Pd, ante litteram. Che forse l’idea non aveva forza cementante tra un corpaccione delle case del popolo e aree vicine all’azione cattolica. Ma il mondo attuale comprende tutto questo? O è un esercizio esegetico tra chi ha memoria, lo scrivente, è un popolo che inneggia a Salvini?
Dovremmo riflettere su cosa significhino ora discorsi su moderati, progressisti, sinistra più sinistra, destra, fascismi, populismo, sovranismo. Ovvero tante figure retoriche che non ci sono nel patto di Governo tra M5s e Pd. Anzi, spinti dai pantastellati i temi hanno privilegiato l’accordo, il fare distante dal dire, il problema da risolvere lontano dall’enfasi del faremo. Tutto ok? In premessa ma il tempo dirà, anche perché il premier Conte ha detto che se Renzi avesse fatto prima la scissione, lui da incaricato avrebbe valutato la fattibilità…e non è poco. Anzi.
Ma tornando alle figure retoriche, in massima parte da spazzare via, pensare di coprire un area moderata, una sorta di area liberal democratica magari tra parte di Forza Italia, la DC di Rotondi, l’Udc di Casini, può essere un percorso, ma deve ancora fare i conti con la storia. Non siamo nel 1994 quando Berlusconi fece man bassa del voto moderato uscito deluso da Tangentopoli.
Dopo 25 anni i processi in atto privilegiano altre forme di politica e partecipazione. Alcuni ancora in prova di efficacia e non di efficienza come quella digitale, magari pensando a forme ibride tra web e incontri sul territorio. Ma resta l’incognita web remota, della politica sui social, la vetrina del leader Maximum che taglia i discorsi e si lega a slogan ripetuti come un mantra. Diciamo che tutto è complicatissimo e in questa fase non ci sentiamo di scommettere su Italia Viva, anche perché lo stesso Renzi ha da rifare i conti con la sua storia.