Un'occasione mancata quella di Madrid, "perché Fognini e Berrettini, nei due singolari sono sempre stati in partita". Reilly Opelka era un gigante magro di oltre due metri e dieci centimetri che piegava poco le gambe e aveva solo un'arma da sfoderare, il servizio, che viaggiava sempre oltre i 200 chilometri orari e faceva spettinare gli spettatori delle prime file al suo passaggio. Se ne doveva essere reso conto subito Fabio Fognini che, senza concedere neppure una palla break, vinceva il primo set in soli 37 minuti e portava a casa il primo punto con un 6-4 6-7 6-3, facendo muovere il ragazzone americano da una parte all'altra del campo.
Il secondo match opponeva il romano Matteo Berrettini, reduce da un 2019 carico di soddisfazioni, all’americano Taylor Fritz, che ricorda in maniera sorprendente il Di Caprio negli anni del Titanic: il giovane ventiduenne ha dimostrato di avere degli ottimi fondamentali e, specialmente da fondo campo, è riuscito nell'impresa di rimontare e andare a vincere, dopo essere stato sotto di un set e addirittura con una palla break contro che poteva valere il 4-3 per Berrettini. Anche per questo match, dunque, quasi l'identico copione di quello precedente, vinto da Fognini. Solo che qui le cose sono andate in modo diverso. Fritz giocava sciolto, mentre Berrettini delle volte è stato impreciso e ha commesso diversi errori non provocati, sparando malamente delle palle preziose fuori campo. Sul 5-5 arrivava il break per l'azzurro che ci credeva e chiudeva il primo set con un beneaugurante 7-5 in meno di 50 minuti di gioco. Il secondo set ha avuto degli sprazzi minimi di buon tennis, con l'americano che si permetteva il lusso di sbagliare anche uno smash con il campo libero. Gli scambi non sono stati neppure molto lunghi, pur essendo entrambi dei fondaioli, perché gli errori da una parte e dall'altra sono continuati per tutto l'incontro. Poche le discese a rete, ma ogni volta che a farlo era Fritz per l'italiano sono stati dolori. Si arrivava così al tie-break. Berrettini sottorete ora era dirompente: gli riusciva pure una rischiosa volee da fondo campo che lo ha portato al 5-5 del parziale, con il servizio a favore: gli si fermava un passante sul nastro, poi l'americano gli reggeva il palleggio incrociato e andava a vincere il secondo set. Dopo un'ora e quaranta di gioco iniziava il terzo e definitivo set, con l'azzurro che continuava a servire bene, con una media dell'80 per cento di prime palle. Fritz cominciava a sbagliare e s'innervosiva, anche perché da qualche gioco Berrettini lo faceva stare incollato alla linea di fondocampo, insistendo sul drive dell'americano. Il vento cambiava con il primo break a favore di Fritz. L'azzurro provava a reagire ma doveva alla fine soccombere con un immeritato 2-6 che dichiarava conclusa l'esperienza dei nostri tennisti in Coppa Davis. Perfettamente inutile a quel punto il doppio, che si è giocato oltretutto in un orario da follia pura, tenendo presente che l'incontro è terminato alle quattro del mattino con la vittoria americana, e il secondo punto conquistato su tre, con una cinquantina di spettatori insonnoliti a fare da coreografia a questa nuova versione di Coppa Davis che, per essere migliore della precedente, dovrà necessariamente essere ritoccata in alcuni punti." Dal nostro inviato a Madrid testo e foto Sebastiano Casella