L’autrice, privilegiando il punto di vista di chi nella vita insegna, mettendo al centro il rapporto esclusivo che si crea fra insegnanti e alunni in classe, racconta la rivoluzione umana, sociale, intima e didattica cui è chiamata con l’arrivo in Italia di un’emergenza sanitaria senza precedenti. Infatti, il sopraggiungere del coronavirus costringe la protagonista Amelia, insegnante di lettere, a rivedere i suoi spazi, il vivere quotidiano scandito da tempi sconosciuti, e soprattutto la modalità d’insegnamento, caratterizzata dalla didattica a distanza. Al centro di ogni sua scelta gli studenti, cui tutti i docenti italiani hanno destinato e continuano a destinare instancabilmente energia e cuore.
Pagina dopo pagina, l’autrice svela le fragilità di chi ogni giorno ha davanti un monitor attraverso cui ricostruire il contatto con i propri alunni: un costante richiamo ad essere punto di riferimento in mezzo alle mille difficoltà del caso. Un libro diretto, ma carico di speranza, che non dimentica la voce degli adolescenti e dei bambini e che, in modo chiaro, offre molteplici spunti di riflessione sul modo di fare scuola. Un ritmo incalzante aperto sul mondo che ci circonda in emergenza Covid-19. Un interrogativo riecheggia per ricordarci qualcosa di importante: “Qualcuno dubita ancora che insegnare sia un atto d’amore?”.
SINOSSI:
Amelia è insegnante di Lettere e con coraggio procede a passi grandi in una normalità che le va un po’ stretta. Nel marzo 2020 la sua vita cambia all’improvviso: il coronavirus scavalca l’Oriente e infetta migliaia di italiani.
In uno scenario di morte e contagio, Amelia è costretta a rivedere ogni suo spazio: intimo, umano, professionale. La didattica a distanza diventa regola, mentre gli occhi dei suoi studenti si fanno sempre più lontani. Cerca il contatto, perché lei lo sa: la scuola è seduzione e non sopravvivenza.
Un’emergenza, quella dell’epidemia, cui nessuno era stato preparato. Un tempo che torna a essere infinito. Rivoluzionario