Un agente della polizia del Congresso è morto in seguito alle ferite riportate durante l'assalto dei fan di Donald Trump a Capitol Hill. Lo ha reso noto la polizia.
L'agente Brian Sicknick stava "rispondendo alle rivolte di mercoledì 6 gennaio al Campidoglio ed è stato ferito mentre si opponeva fisicamente ai manifestanti - si legge in una nota -. Tornato in caserma è poi crollato. Portato in ospedale è però morto in seguito alle ferite".
Intanto Donald Trump, per la prima volta dopo settimane e settimane di tentativi per ribaltare l'esito del voto, riconosce la sconfitta elettorale, pur senza mai citare Joe Biden. "Il Congresso ha certificato i risultati delle elezioni. Una nuova amministrazione sarà inaugurata il 20 gennaio. Il mio obiettivo ora è quello di assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata".
Il colpo di scena arriva con un video postato su Twitter in cui, il giorno dopo i tragici eventi dell'assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori, si rivolge agli americani condannando le violenze e lanciando un appello alla riconciliazione. "E' l'ora di raffreddare gli animi e di ripristinare la calma. Bisogna tornare alla normalità dell'America", ha affermato il presidente uscente, parlando dalla Casa Bianca e usando parole dure contro i protagonisti delle violenze avvenute a Capitol Hill: "Voi non rappresentate il nostro Paese. E coloro che hanno infranto la legge pagheranno", ha affermato, dicendosi scioccato da quanto accaduto e ribadendo come l'America deve essere il Paese del 'law and order'. Stavolta nessun cenno ai presunti brogli e nessuna denuncia di elezioni truccate, ma solo un richiamo alla lotta per difendere la democrazia americana e assicurare l'integrità del voto: "Continuo fortemente a credere che dobbiamo riformare le nostre leggi elettorali per verificare davvero l'identità degli elettori e il diritto al voto e ripristinare la fiducia nel nostro sistema".
E ai fan dedica la chiusura del video: "So che siete delusi, ma voglio anche che sappiate che il nostro incredibile viaggio è solo all'inizio". La svolta è arrivata dopo una giornata in cui si sono rincorse le voci su una possibile rimozione dall'incarico di Trump prima del 20 gennaio, giorno in cui Biden si insedierà alla Casa Bianca. I leader democratici in Congresso, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, hanno richiesto il ricorso al 25mo emendamento e, in caso contrario, si sono detti pronti anche a un nuovo impeachment. Ma il vicepresidente Mike Pence, che ha un ruolo fondamentale per innescare l'eventuale rimozione del presidente, sarebbe contrario. E anche Joe Biden ha fatto sapere di non essere interessato a una discussione divisiva che non aiuta a riunificare il Paese. Dunque l'ipotesi di un Trump cacciato dalla Casa Bianca prima del tempo sembrerebbe tramontare.
Anche se del ricorso al 25mo emendamento avrebbero discusso il segretario al Tesoro Steve Mnuchin e il segretario di Stato Mike Pompeo, fino a pochi giorni fa due dei fedelissimi di Trump nel governo. Ma sulla testa del presidente uscente aleggia anche lo spettro di un'incriminazione per aver contribuito ad incitare quanto accaduto in Congresso: "Il Dipartimento di Giustizia prenderà in considerazione l'ipotesi di capi accusa per reati penali contro chiunque abbia giocato un ruolo nella vicenda", ha assicurato il procuratore federale di Washington, senza escludere un coinvolgimento anche di Trump. Quest'ultimo, secondo il New York Times, intanto continuerebbe a coltivare l'idea di auto graziarsi prima della fine del mandato, per proteggersi da possibili futuri procedimenti giudiziari a livello federale. Una grazia preventiva che potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Ansa